IL LAVORO CHE VORREMMO!... di Valter Ceccherini
27.09.2012 01:10IL LAVORO CHE VORREMMO!
Girovagando per gli anfratti bui e talvolta bizzarri nelle impervie scogliere della crisi in atto su scala globale, si scoprono situazioni e posizioni al limite della credibilità.
Queste No Limits Situation sono per la maggior parte dei casi ascrivibili alla L.30 sul lavoro.
La cosa riguarda sempre la tematica del posto fisso e della conseguente sicurezza sul lavoro che molti, si aspetterebbero di aver garantito.
Certezza, sicurezza, futuro, dignità, famiglia, casa , investimenti e consumi, sono indissolubilmente legati al lavoro una persona dovrebbe aver garantito dalla nostra COSTITUZIONE, oltre che dal buon senso civico.
Purtroppo, anche la stessa Costituzione oggi è oggetto di critiche e di pseudo/cambiamenti già in parte messi in atto e di dubbia utilità, come ad esempio l'incompleta riforma del Titolo V in cui spesso mancano le risposte attuative o addirittura sono stati sanciti dei principi simili al federalismo che di fatto, a più di un decennio di distanza hanno in parte favorito anziché attenuarli i tanti sprechi delle regioni e degli enti di secondo livello particolarmente enfatizzati da ciò.
Non sto qui a riportare pari pari il contenuto della L.30 e successive modifiche, vi sono in questa aspetti negativi ma anche positivi. Tale legge è però incompleta per quello che riguarda il lavoro precario e il sistema degli ammortizzatori sociali. Inoltre, cosa ancor più grave e discutibile, è che siccome la sua attuazione diviene spesso soggettiva, facilita i datori di lavoro a legittimare forme di contratto o trattamento border - line con lo stesso statuto dei diritti del lavoratore generando caos e disagio nella società conosciuta .
La legge esplica dei precetti che nel loro interno sono enucleati da variabili e dinamiche tali per cui a seconda di come si vogliono applicare assumono, da parte di chi le adotta atteggiamenti e posizioni diverse e a volte, al limite della dignità umana. Ecco perché sarebbe auspicabile fermare questo frenetico arruffamento del mercato, spesso deformato dalla finanza e dal peggio della globalizzazione che oggi giorno subiamo senza remora alcuna.
Un po' più di visione d'insieme per il bene comune non guasterebbe di certo!
Tutto questo per dire che si, è vero che questa L.30 consente legalmente e legittimamente ai datori di lavoro e alle agenzie interinali di applicarla in tutte le sue sfaccettature, ma è altrettanto vero che se da un lato le regole del mercato impongono ciò, è pur sacrosanto che i consumi e il benessere comune siano di tutti. Perché dunque questa necessità di volerla applicare nella sua forma peggiore, non è obbligatorio!
Certo, mi raccontano alcuni “aspiranti” lavoratori o lavoratori precari, che questa è l’offerta e da questa non si possono esimere. Dolenti o nolenti va accettata e subita, tanto che come si nota, certe nefandezze legislative consentite sono state metabolizzate da quelli più anziani e acquisite mentalmente e fisiologicamente dai più giovani che si affacciano o si sono già affacciati dalla finestra della vita.
Facile dire che un tempo non era cosi, altrettanto facile è affermare che proprio quell’essere “cosi” ha portato alla promulgazione di tale legge sul lavoro con variazioni perigliose come quelle avvenute in Fiat. Cosa si è ottenuto da ciò?...Un miglioramento ?...Più posti di lavoro?...L’eliminazione del sommerso?..E' legittimo a fronte di ciò nutrire qualche perplessità.
Addentrandosi nella sfera privata di questi lavoratori soggetti e oggetti di questa legge, si scopre che sono molte le aziende fruitrici delle peggiori forme contrattuali possibili da questo scenario legislativo.
Mi racconta Katia lavoratrice di un azienda alimentare toscana di aver sottoscritto contratti anche di 1 giorno o al più, quando va bene di una settimana. Quale dignità e quale futuro si può intravedere con una prospettiva del genere? Naturalmente fuori...tutti zitti per prima la politica.
Antonio, giovane alle prime esperienze è stato assunto per ben 3 volte da una azienda informatica con contratti rinnovabili di 6 mesi in 6 mesi, fino che, ad un certo punto è stato estromesso definitivamente e al suo posto è stata presa un’altra persona. Se non andava bene non c’era bisogno di tenerlo per 18 mesi e fargli credere in un futuro sicuro.
Zitti anche qui, nessuno s’interessa!
Anonella, madre sui quaranta con 2 figli e un marito operaio, fu selezionata da un nota catena di supermercati con una clausola che la interdiceva per 3 anni, nell’arco dei quali, essa poteva essere chiamata all’abbisogna per periodi da 15 gg. a 3 mesi alternati da fasi statiche e senza lavoro e retribuzione. Nello specifico , anche senza far nomi, è legittimo rimarcare che l’azienda in questione, rimarca nel suo DNA lo spirito delle cooperative e dell'attenzione ai diritti dei lavoratori “Parlare bene e razzolare male”anche in certi ambienti son divenute una costante .
Stessa cosa, anche se attuata da aziende private e quindi non cooperative, viene messa in atto da altre aziende private. E’ il caso di Patrizia, Giulia, Andrea, Simone e altri che ne danno testimonianza.
La cosa di per se non è scandalosa, poiché i titolari di queste aziende stando alla legge sono in perfetta regola. La cosa invece diviene grave quando a contrastare il fenomeno allucinante che genera un sistema di precariato diffuso, non c’è nessuno, fra parti sociali partiti (in genere era la sinistra che cavalcava questi valori) o movimenti che si oppongono e cercano di far ragionare questi titolari spesso ben supportati da spietati commercialisti di fiducia che pur di lesinare sui profitti giocano sulla pelle delle persone.
Tutti zitti. Tutto è cosi.
Quando poni la domanda a qualche politico, che in prima analisi sembra prendersi a cuore il problema ti risponde: “…Si.. lei ha ragione, ma…è il mercato. Sa, se si vuole stare al passo con i tempi…bisogna adeguarsi. In fondo, meglio cosi che niente! “
Il problema di questo status di precariato sta nel fatto che i precetti che la legge da non sono per forza “obbligatori” da applicare…si può anche dissentire da tale obbligo.
Quando dei datori di lavoro dicono ad un potenziale lavoratore in profumo di assunzione: “ Il contratto sarà per 2 volte di 15 gg. e, successivamente se vai bene ti prenderemo di 3 mesi in 3 mesi” e aggiunge, di fronte allo sbigottimento dello stesso: “ …sai, la legge me lo consente. Tu cosa faresti al posto mio?!” è evidente che problema c’è ed è etico prima ancora che sociale.
Non è un caso che i cosi detti partiti dei lavoratori anche laddove erano forti e ben radicati, abbiano preso degli scossoni non indifferenti generando l'antipolitica o...il bisogno di una politica diversa.
La gente, non è poi cosi stupida. Le persone “viva dio”… leggono, vedono e ascoltano, rendendosi conto perfettamente che quei valori e quei principi un tempo garantiti da certe parti oggi non sono più tali.
“Forse, sarebbe il caso di voltare pagina e mettere in primo piano le persone , piuttosto che i partiti le farraginose macchine istituzionali e amministrative che mirano soltanto a far profitti a tutti i costi ! “
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