GIORGIONE CHE UCCISE IL BADALISCHIO

27.04.2015 09:57

Una novella medievale in salsa casentinese.
Buona lettura

GIORGIONE DA CONTRA CHE UCCISE IL BADALISCHIO

Si narra che intorno all'anno 1000 in quel della valle dell'Archiano, in Casentino, una misteriosa e forsennata creatura, da alcuni chiamata il Drago, da altri riconosciuta come Badalischio, di tanto in tanto faceva la sua comparsa nelle acque dell'omonimo torrente.
La leggenda si ispira a S. Giorgio che uccide la bestia. Il Santo ammazza il terribile e famelico drago.

Erano tempi cupi e duri per le genti del posto. Nella allora paludosa parte del Casentino, qua e la, sulle colline, eran sorti torri e castelli. La via Romea passava ad est, di la da Poggio Baralla, nella Valle Santa, a sud veran poggi e sproni con boscaglie impraticabili financo a Subbiano. Altre strade maestre si snodavano verso ovest sulle cime della Consuma aprendosi alle terre fiorentine.
La zona di centro valle era assai perigliosa nella sua morfologia e per i saltuari atti di brigantaggio.

Il piccolo feudo del Conte Partino, Signore dell'omonimo castello di Partina, da poco eretto per fungere da avanposto fortificato e a protezione dei monaci camaldolesi, era disperato per la sorte di molti suoi sudditi.
Erano numerosi coloro che, spinti da antichi riti pagani, ancora molto radicati nella popolazione locale, si mostravano timorosi dell'ira funesta del drago presente nell'Archiano e nelle paludi circostanti ove questi coltivavano i loro terreni e in cui mandavano a pascolar pecore e vacche.
Il drago infatti favorito da tale ambiente, talvolta si prendeva qualche pecora o qualche vacca, divorandole in un sol boccone e altre invece si mangiava le genti. Tra le vittime, ormai divenute numerose, v'erano contadini o pastori, altre volte invece sparivano bambini.
Il Conte, preoccupato per il suo popolo e per la disgrazia che lo affliggeva, riunì a corte tutti i suoi migliori guerrieri e consiglieri per mettere in essere una strategia di protezione.
Nel frattempo, sua figlia, la contessa Giuditta, una giovane ragazza di bella fattezza e dall'animo misericordioso, si recava spesso e volentieri in quel di Contra, dalla famiglia. di Giorgione un contadino dei monaci camaldolesi che per loro conto gestiva il podere. In tale loco lavoravano molte genti del feudo, le donne provvedevano ai lavori domestici o di tessitura, lavorando la lana di pecora da cui elaboravano un grezzo ma efficace panno col ricciolo, provvidenziale in qualsiasi stagione. Era ottimo anche come impermeabile. Poi c'erano gli uomini, che lavoravano nei campi o nei boschi e poi c'erano molti bambini a cui generalmente venivano affidate le greggi.
Non era un caso che le vittime più frequenti fossero proprio quest'ultimi.
In quel di Contra infatti erano spariti da poco Gian Battista e Caterina, due bimbi figli del bracciante Lucone, suddito del feudo. Con i bambini era stato sterminato pure il piccolo gregge di cento pecore e sette capre che avevano in custodia. Si diceva che uno spaccalegna poco distante dal luogo della tragedia, avesse visto compiere quell'atroce misfatto da un orripilante creatura, il Badalischio.
Fu appunto da queste ultime vicende che la giovane Contessa decise di voler aiutare da vicino i suoi popolani lavoratori.
Ella infatti seppur da poco uscita dalla pubertà, appariva a molti come un eterna bambina e fu proprio per tale aspetto che volle partecipare attivamente alla caccia della bestia facendo da esca. Si travesti da piccola pastorella e, seguita a distanza, nascosti nel bosco vicino, gli si affiancarono un drappello di guardie di suo padre.
Il Conte dal canto suo si mostrò contrario all'iniziativa della figlia ma la cosa purtroppo gli sfuggì di mano e le cose accaddero ben prima che egli stesso se ne rendesse conto.
Così, preoccupatissimo per la vita in gioco della figlia, il Conte lasciò in fretta e furia gli affari di corte e montando il suo fidato scudiero Baldo prese al galoppo verso Contra. Giunto al podere notò che la maggior parte delle persone in forze al podere di Giorgione erano ammassate nell'aia grande. Uomini donne e bambini che urlavano brandendo bastoni o asce tra le mani e tutti rivolti verso sud, alle paludi di San Giorgio sul torrente Archiano. Era lì infatti che Giuditta e le guardie si erano recati con le pecore per far da trappola al Badalischio.
Il frastuono provocato dagli urli a squarciagola della giovane contessa e quello metallico delle spade dei soldati, si era udito financo lì.
Partino, appena resosi conto della gravità dei fatti, partì di tutta fretta, seguito da Giorgione e tutte le genti al seguito.
Arrivati sul teatro della scena la visione fu drammatica. Quella sorta di drago melefico aveva ucciso due delle guardie e diverse decine di pecore poi, immergendosi nella palude, aveva portato con se la contessa, racchiudendola nella potente presa dei suoi artigli.
Il Conte disperato chiese conto dei fatti ai suoi soldati superstiti e volle conoscerne ogni dettaglio. Dentro se il cuor suo diceva che la sua giovane figlia era viva.
Di li a poco vi fu un fragoroso sciacquettio nei meandri della palude e la voce straziante di Giuditta si fece sentire.
I soldati entrarono istantaneamente in acqua brandendo le spade e pronti ad affrontare la creatura. Poi Giorgione da Contra, che impugnava una scure enorme, si lanciò in solitaria verso un altra direzione, dove, con la coda dell'occhio aveva avvisato la bestia che, silente si stava dirigendo verso di loro.
La bestia ruppe gli indugi e si prostro alla truppa del conte con tutta la sua ferocia; stretta tra gli artigli anteriori aveva ancora la contessa ; ella era penzoloni con le sue bionde ciocche di capelli che si bagnavano nelle acque paludose.
" Giuditta! Figlia mia dimmi che sei viva." Urlò disperatamente il Conte.
Intorno scese di nuovo un silenzio assordante, la tensione dei presenti era a fior di pelle. Tutti erano interdetti sul dafarsi, l'imprevedibilità era una formidabile strategia perpetrata dal Badalischio, quella da cui traeva la sua famigerata pericolosità.
Di nuovo il Badalischio riemerse dalle acque della diga di San Giorgio sull'Archiano e stavolta la giovane donna urlò a squarciagola chiedendo disperatamente aiuto.
Giorgione anticipando tutti, montó sul baio bianco che si era portato dietro e afferrando la sua grossa scure si lanciò impavido nelle acque del torrente, verso la bestia.
" Conte lei rimanga qui, salverò io sua figlia!" urlò Giorgione. In pochi secondi il contadino si trovò ad affrontare la bestia che nel frattempo aveva mollato la presa sulla contessa, scivolata nel torrente e trascinata dalla corrente.
Presto le guardie la recuperano assicurandola alle braccia del padre.
Giorgione ormai era scatenato nella furibonda lotta con il Badalischio che tentava in ogni modo di disarcionarlo con la potente coda di serpente. Ferito l'uomo vacillava vistosamente, quando, preso dalla forza della disperazione, assestó un colpo mortale che decapitó il drago.
Urli di gioia mista a pazzia uscirono dalla sua bocca che inevitabilmente contagiarono la piccola truppa di soldati sulle sponde e lo stesso conte che, contento del lieto fine si buttò in acqua alla volta di Giorgione. Quest'ultimo esausto dalla lotta cadde nel torrente tramortito nel mentre che il Conte lo afferava tra le braccia. Presto anche le guardie andorono loro in contro per soccorrerli e riportali in salvo.

Nei giorni seguenti ci furono festeggiamenti al Castello di Partina e Giorgione fu nominato primo consigliere del Conte. Da allora il protettore di Contra e di tutta la vasta area poderale limitrofa venne nominato San Giorgio poiché, sia la diga sull'Archiano che lo stesso eroe contadino portavano tale nome e fu chiaro che qualcosa di divino era accaduto perché ciò si verificasse.
(C)Cecche
(Valter Ceccherini 2015)

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