OPERAI SULL'ORLO DI UNA CRISI...ANCHE DI NERVI! di Valter Ceccherini

30.09.2012 21:00

 

Operai sull'orlo di una crisi ...anche di nervi!

 

 

Nota: Fatti e personaggi sono di pura fantasia, pertanto ogni possibile equivoco con persone o luoghi è puramente casuale.

 

Seduto in un bar assieme a degli amici operai del settore tessile in cassa integrazione da Giugno

da molti mesi ormai, ascolto e dibatto con loro. Cerco di capire le loro vicende e quelle della loro

azienda cooperativa operante in un importante centro della valle del Casentino, Ranocchieto.

«La gestione Precedente confronto a quella attuale era luce per gli occhi!»

Mi dice con tono sarcastico e sguardo rivelatore Elio, mentre sorseggia mestamente il suo caffè

«Ma perché?... cos'è accaduto per rendervi tutti cosi acidi verso questa promettente ed importante

azienda?» Chiedo con certa curiosità.

« Beh... il tutto inizia con la famosa conferenza tra le parti di qualche anno fa. Qui, si propagandarono delle scelte ben precise. Scelte condivisibili e piene di buone intenzioni come la prestigiosa linea cachemire valligiana accreditata a quanto si diceva di relativi fondi finanziati da banche enti locali e..di noi! Si di noi soci/operai. »

Nei lavoratori seduti al tavolo si fa largo quel senso di sfogo,di rabbia di impotenza verso tale situazione divenuta davvero allarmante.

Ecco che allora si fa avanti Federico, un tipo solitamente taciturno ma che per l'occasione non

«Vedi, dopo tutto questo capitale raccimolato con tante belle parole e false aspettative, fu prodotto

circa 700.000€ di campionario per fare in modo che si desse corso ai promessi buoni propositi attuativi. Ebbene, nonostante ciò,in breve tempo soldi il campionario e le ambite prospettive si dissolsero nel nulla. »

« Però, mica male per un azienda in corsa. Ma tutto ciò avrà dei fondamenti presumo. »

«Certamente, un tantino criptati ma ce li ha di sicuro! Vede, deve sapere che dopo il fallimento aziendale della precedente gestione venne portato via pure il marchio storico e moltissimi semilavorati indispensabile alla produzione. Insomma, si portarono via tutto... a parte noi e lo stabilimento.

Soprattutto però, venne portato via la parte commerciale che teneva i contatti con i clienti e quindi gli stessi clienti per intendersi.

Come si sa, le cooperative per legge non possono avere l'ufficio commerciale, tuttavia con qualche

escamotages tecnica possono avvalersene come nel caso specifico, coi da poter creare una sinergia

collaborativa efficiente ed utile.

Ecco quindi spiegato la scelta strategica di quel famoso rilancio con relativa conferenza tra noi soci

le parti sociali e...i palazzi istituzionali. Il tutto, nonostante a mio avviso puzzasse di marcio, si

diceva che avrebbe dovuto servire a rimettere in moto quello che era andato perduto: i clienti!!»

Caspita però che storia! ci sarebbe da fare un infinità di domande sul perché attualmente

le cose sono cosi poco edificanti in merito a questa azienda ...pardon, cooperativa.

Cosi rieccoti ancora Elio, che con fare smanioso già da qualche minuto stava scavalcando con

voce più alta il collega.

«Sembra un romanzo giallo, ma in realtà è lo stato delle cose.

Per riallacciarmi al discorso dei clienti, la vicenda ha finito per divenire perfino grottesca.

Infatti, una volta trovati i clienti ( committenti o compratori ) a cui era stato presentato il campionario, le loro richieste non avrebbero mai potute esser soddisfatte poiché non c'era più la materia prima, era stata tutta data in dote all'altra azienda, quella dei clienti acquirenti .

Di colpo erano spariti i anche i nostri soldi, ben 8/9000 € per ognuno dei soci e con essi erano

scomparsi anche i filati. Finito capito...dissolto tutto!!

Perciò, per rimanere a galla da questa sconsiderata strategia aziendale, il nostro presidente inizia a

cercarsi un alternativa per tenere a galla la nave che affonda. »

« Porca miseria, ma ci sarà una spiegazione plausibile no? Come è potuto accadere che

se si fossero conquistati dei clienti e che questi poi invece di essere serviti e riveriti come

mercato vuole, non lo siano stati affato e anzi...si siano poi resi deleterei per la sopravvivenza dell'azienda? Questo particolare mi sfugge, non riesco proprio a capirlo.

Certo non sono un manager aziendale, ma se chi comanda in questo caso è un manager ( o almeno

cosi si definisce) ... Aiuto ..affogo! »

 

Ecco che adesso ascolto di nuovo Federico, il quale con tutta calma continua.

« Attualmente le cose stanno cosi: per far fronte alle sovvenute esigenze della cooperativa,, il nostro presidente ha iniziato a cercare lavoro per rimettere in moto la produzionee quindi il lavoro. Per farlo, dal momento che non aveva più materia prima ne da vendere ne da lavorare si è rivolto ad altre aziende tessili più grandi affinché gli venisse garantito il lavoro per tirare innanzi.

Il lavoro è arrivato. Un grosso committente di Tessilandia (come al solito) si è subito fatto avanti e

in breve ci ha sommerso di commesse »

«Caspita !...ma allora perché lamentarsi, perché la cassa integrazione . In fondo se cosi stanno le

cose, il cachemire non lo si fa , ma l'azienda va per cui questo in fondo dovrebbe essere quello che

di più conta no?»

«Eh... la fai semplice tu! » dice ancora Federico, che poi continua:

«Questo signore di Tessilandia, mica è uno tanto per la quale sai.

Le tariffe di lavorazione che lui impone sono paragonabili a quelle del terzo mondo e non di un

sistema socio/lavorativo come il nostro. Prezzi a dir poco cinesi, fuori dalla logica del mercato interno per capirsi, tariffe che arricchiscono il padrone o meglio, il gran committente, ma non l'azienda terzista ( nooi) e i suoi lavoratori che difatti, finiscono per pagarne le conseguenze.

Inoltre, siccome questo servizievole signore di Tessilandia ci fornisce il lavoro per quasi il 90%, ha

voluto, o meglio ha imposto all'azienda la presenza stabile e decisionista di un proprio pupillo di fiducia , che, con il ricatto per il quale senza di loro (a questo punto ) il lanificio finirebbe nel baratro di sicuro, fa e disfa a suo piacimento.

Da perdere hanno poco insomma questi facinorosi imprenditori di Tessilandia, semmai tutto da

guadagnare dal momento che in caso di fallimento questi potrebbero pretendere pure lo

stesso stabile della cooperativa. Consideri che è l'unico capitale tangibile dell'azienda.

Chissà, magari potrebbero farci degli appartamenti, come del resto avevano paventato le passate

amministrazioni comunali. »

A quel punto, quando eravamo in procinto di lasciarci, vedo Elio farsi paonazzo sul volto

e. in maniera dirompente mi sputa fuori un'altra problematica associata alle conseguenze di una gestione che a definirla sconsiderata ed incompetente è dire poco.

«Senti questa: siccome, pur abitando a S.Biagio di tanto in tanto capito al bar di Padella qui Ranocchieto in Casentino, passo spesso da davanti ai parcheggi e alle porte solitamente socchiuse della cooperativa,ed è proprio qui che mi sono ulteriormente incavolato. Ho notato notato che nei turni serali o notturni, la presenza di molti lavoratori del Bangladesch è particolarmente accentuata.

Ora, bada bene, non ho nulla contro questi poveri cristi , del resto loro lo fanno per vivere, ma come si fa a non incavolarsi di fronte a certe situazioni inopinabilmente marcate da un turbido giochetto di interessi.

Io e altre decine di persone siamo in cassa integrazione con due soldi e poco più, faticando e non poco per arrivare a fine mese e questi stronzi di dirigenti che fanno?...Fanno fare gli straordinari a quegli sciagurati che per pochissimi spiccioli ( circa 2 € l'ora) si vendono senza pensarci, prendendo noi per i fondelli e loro per la gola. Vi rendete conto cosa significa per noi soci? Becchi e bastonati!

Il tutto è chiaro, allo scopo di far quadrare i numeri della produzione e per poter reggere alle tariffe

da fame che gli strozzini di Tessilandia pagano alla cooperativa»

« Quest'ultima faccenda però è forte Elio, molto forte per non meritare approfondimenti » Dico io

con aria sbigottita e continuo.

«Ma scusate...i sindacati che dicono?...sanno di ciò?

A quel punto Elio e Federico mi guardano e mi dicono:

«I sindacati che vuoi che dicano...stanno agli ordini di palazzo e di scuderia, la scusa è di tacere in

pubblico perché altrimenti, banche istituzioni e politica avversa potrebbero saltarci con i piedi e a

quel punto diverrebbe difficile salvaguardare l'azienda da facili strumentalizzazioni anche se va detto che noi siamo peronalmente siamo molto incazzati a riguardo. In ogni caso sai qual'è il vero problema? Che siamo soli a combattere e che pertanto subiamo e perdiamo la dignità umana che è propria della persona, padre o madre di famiglia che sia! »

Caspita che storia allucinante anche questa.

Ah...dimenticavo, non è accaduto in Russia o in Romania...mi sa che dev'essere successo nel bel mezzo della nostra povera Italia.

 

Di Valter Ceccherini

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