LE ACQUE FANGOSE la Band che non suonò mai - di Valter Ceccherini

26.09.2013 15:54

ACQUE FANGOSE

 

- La band che non suonò mai -

 

 

Non eravamo proprio una vera “Band”… è vero, ci piaceva suonare, ci piaceva fare il nostro insomma. Eravamo strani, non suonavamo mai nei locali, pur avendone l’intenzione. Facevamo delle “cover”… ma poi finivamo sempre per perderci in un qualcosa di diverso, di…”di nostro”, di inedito.

Ciax suonava bene la chitarra e la sua voce era l’unica fra tutti che aveva la parvenza di essere intonata. Bodolo si arrangiava con il basso e… dava ritmo a tutti quanti.

C’era Lupino, che non vedeva un accidente, i suoi cocchi erano malati e…la sua vista assai precaria, ma aveva orecchio; eccome se ce lo aveva: senza guardare una nota musicale, senza guardare nemmeno per un istante, gli altri del gruppo, lui partiva magicamente con i suoi “assoli siluranti” e repentini. Difficilmente faceva l’accompagnamento( lo detestava) ma era l’unico “fuori classe”.

Poi c’era il Bia, tipo grassoccio e trasandato;egli aveva una certa dote nel suonare la batteria , aveva pure un po’ di vizi vari, che a volte lo facevano disorientare , ma…quando c’era… c’era!

Di tanto in tanto veniva a trovarci un certo Tony, un tipo strano e misterioso: era “buddista”. Suonava bene la tastiera e… era molto importante per la base del gruppo : dava armonia e melodia.

C’era Orfeo: lui non suonava ma era sempre presente, ci osservava e ci ascoltava. Aiutava a sistemare gli strumenti e l’impianto di amplificazione. Era comunque fondamentale, senza di lui la Band non funzionava ; le rare volte che era mancato, i risultati si erano rivelati sconfortanti.

Poi c’ero io, musicalmente ero “saccente”… suonavo , o meglio strimpellavo la chitarra . Ero utilissimo in ogni caso, con il mio accompagnamento, davo sprint a tutto il suono e…fungevo da trascinatore dea Band.

In fine, c’erano i ragazzi del paese, che non sempre , ma a volte, venivano ad ascoltarci. Via, via si ricambiavano gli uni con gli altri, non vi era tanto posto nel piccolo locale datoci in uso gratuito dal comune. D’estate, aprivamo un pò le porte, ma…ad una certa ora dovevamo ringambare perché il chiasso del nostro suono risultava fastidioso a moltissime persone che abitavano nelle vicinanze.

Queste erano le “Acque fangose”.

Il nome nacque dal fatto che…siccome non eravamo molto presentabili musicalmente e tecnicamente parlando: “ogni prova che facevamo, era sempre come se fosse la prima”. Non avevamo mai un arrangiamento ben preciso ed un suono determinato, di certo, l’unica cosa che avevamo davvero erano i testi. Quelli si, quelli erano nostri, inediti e…sicuri. Avevamo capito infatti che difficilmente ci saremmo mai presentati al pubblico , ma di certo c’era che se lo avremmo fatto, lo avremmo messo in essere solo con : “I nostri pezzi”.

Eravamo insomma come una “pozza d’acqua “ in mezzo a un prato. Un soggetto isolato e a se stante, provocato dagli eventi musicali, come una pozza d’acqua dal temporale.

L’acqua della pozza è “acqua pura”, ma è torbida e fangosa. I nostri pezzi, erano “pezzi puri “ ma…la musica, il nostro sound era “chiassoso”.

« C’era la farina , ma non c’era il sacco! »

La farina ce ne era tanta, scrivevamo di continuo, e il bello era che…lo facevamo tutti, non uno o due, ma tutti. Il nostro, pur nella nostra inconsapevolezza del fatto, era in sostanza un “ritrovo letterario”.

«Si scrivevano pensieri, più che comporre della musica. »

 

Perciò, riprendendo un vecchio quaderno di allora, gelosamente custodito e rispolverato all'occorrenza, ho provato a rileggere e ad immergermi nuovamente in quel contesto e…anche in questo caso , rapportandomi ad oggi ho scoperto (banalmente certo)che il punto di vista era diverso. L’orizzonte immaginario della vita aveva altre connotazioni nella coscienza comune di quello che allora era un gruppo affiatato di ragazzi.

Ragazzi che oggi sono uomini e che…nonostante quella loro inseparabile passione, ad un certo punto hanno troncato i rapporti di quella esperienza , ponendo fine pure a quel momento esistenziale, a ciò che fino ad allora aveva rappresentato una reale condivisione d’intenti.

Quella loro passione, da li in avanti, non sarebbe stata più tale e sarebbe divenuta soltanto un ricordo lontano. Sarebbe stato un cambiamento dimensionale .

Anche quella esperienza collettiva a suo modo,è stata la prova di di un paesaggio mentale sul panorama della vita.

 

(V.Ceccherini)

 

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