LA LEGGENDA DI FARNIOLA - di Valter Ceccherini

24.03.2013 18:14

"Questa leggenda è ambientata nella foresta della Lama, tra Casentino e Romagna Toscana. E' una storia raccontatami da mio padre che a sua volta l'aveva appresa dalle tante narrazioni popolari della questa zona"

Siamo a metà del XIX secolo. Alle Farniole, uno sperduto podere nel cuore della foresta della Lama, un contadino padre di tre femmine abbisognava di un garzone. Cosi Pierone, il contadino, recatosi nel vicino paese di San Piero in Bagno a vendere uova e ricotta al mercato settimanale, chiese in giro se vi fosse qualche ragazzo da avviare alla mansione da lui richiesta. Un povera famiglia del posto con tanti figli da sfamare gli propose di prendersi il loro figlio più grande, Alvaro – poi detto Farniola – e cosi fu.

Giunse il momento di rientrare e Pierone si portò al suo podere anche il ragazzo che da subito si mostrò ai suoi occhi sveglio e fattivo. Pierone gli indicò quale sarebbero stato il suo compito ossia quello di occuparsi delle capre. Di li a poco nella vasta campagna circostante il ragazzo venne chiamato da tutti “ Farnoila il Capraio”.

La vita dei contadini di montagna era dura e spesso piena di rinunce o mancanze. Tuttavia il contadino delle Farniole per sua fortuna era riuscito a mettersi da parte un piccolo e raro tesoro: una botte di vino, acquistato con fatica e sudore a fondo valle visto che lui di viti lui non ne aveva. Un bel giorno Farniola capitò in cantina e notando la preziosa botte di vino, si incuriosì scoprendone l'inebriante gusto. Ingolosito, ma consapevole di non potersi appropriare del contenuto, altrimenti sarebbero stati guai, si ingegnò e con l'ausilio di una pagliuzza riuscì nell'intento di assagiar tale delizia senza farsi scoprire. Almeno questo è quanto lui credeva, visto che il contadino nulla sospettava. Diversamente però, le genti valligiane sentendolo chiamar le capre con la voce impastata di chi si è preso una bella sbronza si insospettirono.

Ben presto il contadino scoprì il calo del contenuto della sua botte. Perciò si nascose attendendo che il ladro facesse la sua comparsa. Quando Farniola scese furtivo in cantina per bere dalla sua pagliuzza, il contadino, furioso, gli saltò addosso e lo colpì mortalmente sulla testa. Solo quando la sua collera si placò l'uomo realizzò di aver ucciso il ragazzo. Disperato per la paura di venir accusato di omicidio si premurò in sordina di far sparire il cadavere e le tracce di esso. La cosa migliore era bruciarlo nel forno per il pane: nessuno lo avrebbe trovato. Poi sarebbe bastato raccontare in giro che il ragazzo se ne era andato a cercare fortuna e ben presto nessuno avrebbe più fatto domande. Il contadino bruciò il corpo di Farniola nel forno ardente, ma... urla strazianti si levarono dalla bocca del forno: il ragazzo era ancora vivo, stava morendo divorato dalle fiamme fra orribili dolori. Pierone sconvolto serrò violentemente lo sportello del forno aspettando che le grida disperate si quietassero .
Ben presto tutti avrebbero scordato quel ragazzo pensandolo lontano.

Ma per il contadino da allora iniziò una fase di tormento, ogni volta che si avvicinava al forno per cuocere il pane urla tremende si levavano dal suo interno. Ed il pane regolarmente veniva incenerito. Così il contadino preso dalla disperazione si cercò un prete per esorcizzare quello spirito furibondo che lui stesso aveva creato. Guardandosi bene dall'evidenziare la vicenda, trovò, su indicazione delle genti a lui vicine un Monaco dell'Eremo che ben conosceva la materia. Ma il sacerdote, piuttosto scaltro e guardingo subito capì l'identità dello spirito inquieto che si celava dentro al forno. Nel giro di breve tempo il monaco liberò il forno e per farlo, dovette giungere ad un compromesso: lo spirito, una volta liberato, avrebbe dovuto scaricare tutta la sua furia attraverso gli elementi della natura.
Il fantasma di Farniola chiese al monaco se preferiva che diventasse acqua oppure fuoco. Il sant’uomo, memore dei gravi danni causati dalle piogge violente sulle montagne, disse: «Fuoco!» pensando che tale elemento sarebbe stato controllabile più facilmente.
Ebbene, siccome in quel periodo esisteva una vetreria costruita proprio nel cuore della Foresta della Lama, per sfruttarne il terreno siliceo, in cui lavoravano diversi operai, la furia di Farniola si abbatté proprio lì, con un pauroso incendio che incenerì la piccola vetreria.

Ancora oggi c’è che dice che attraverso la Foresta della Lama si sente Farniola che chiama le capre urlando a squarciagola in dialetto sampierano.
E si dice pure che se qualcuno evoca la sua storia egli si presenti alla porta di casa bussando forte forte sul portone...

(V.Ceccherini)

 

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