IMMAGINA.... racconto di Valter Ceccherini - GENERE FANTASY -

24.09.2012 12:53

"IMMAGINA....

 

 

 

"Alt! chi va là!" urlò nel silenzio frusciante della notte , io col fiato troncato dai gradini di pietra troppo alti, sorrisi, senza rispondergli.

 

"Alt! chi va là!" urlò di nuovo, più cattivo, e allora io mi fermai, ansante e un po' preoccupato.

 

"Ohè, non fare cazzate!" dissi forte, agitando un braccio, "sono io... guarda che salgo..."

 

Mi arrampicai sugli ultimi gradini e arrivai allo spiazzo terroso e spelacchiato su cui si alzavano le gambe di cemento dell'altana. Ferretti stava scendendo in fretta, vedevo il suo sedere ondeggiare sulla scaletta di metallo, dritta, con l'elmetto appeso al cinturone che sbatteva contro la ringhiera. Saltò a terra accanto a me, col fucile stretto lungo il fianco e il basco di traverso. Era pallido, e aveva gli occhi spalancati, ancora più allucinati dei miei.

 

"Ti sei svegliato male?" gli dissi, "se lo sapevo ti lasciavo dormire..."

 

“ Umm! Magari dormire. Tu non hai idea di cosa sia successo qui stanotte!” Disse con il volto ancor più sconvolto cui facevano da inquietante contorno i suoi capelli neri e ricci tutti scombussolati- come se avesse ricevuto una scossa elettrica al 380 -e poi...la sua bocca con la quale faticosamente parlava era tutta impastata, con delle leggere ma consistenti ribave laterali.” Ma sei sudato fradicio. hai una brutta cera amico mio . Per caso hai avuto un brutto incubo?” E poi con circospezione investigativa aggiunsi.”Guarda Ferretti che se continui a farti tutti quegli spinelli, ho idea che potrebbero davvero condizionarti l’esistenza. A volte uno dovrebbe essere onesto con se stesso e prendere atto del fatto che più di tanto non li regge!” Ma ahi me , tale mio modo di rendere quantomeno più plausibile detta situazione, si stava rivelando inefficace.

 

Ferretti era solito “ scannettarsi” di tanto in tanto.

 

Nei periodi morti della vita militare molti di noi si lasciavano prendere dal vizio. Infatti egli non era l’unico , ce ne erano tanti altri di commilitoni indulgenti. Lo stesso Valle, aveva dichiarato di voler immortalare il suo tanto sospirato congedo con una bella seratella ad hoc. L’idea era di andare da Cico’s ,nota pizzeria del centro di Sabaudia  in cui eravamo appunto d’istanza presso la base militare operativa dell’artiglieria a farsi una cenetta fra amici e poi subissare il tutto con una serata leggermente trasgressiva - sex  drug’s and rok n’roll-

 

Per questo nella solita routine di caserma non c’era da stupirsi se qualcuno , come appunto Ferretti in certe occasioni in cui gli era richiesto il picchetto notturno dava adito ad un po’, di pacata trasgressione ammazza tempo, aggiustandosi come spesso era solito dichiarare- la percezione sensoriale-

 

Ferretti però quella sera , anzi quella notte, era stravolto oltre ogni misura, il solo fatto di essersi spinellato non poteva in alcun modo giustificare il suo stato psico-fisico. Dal mio canto, tale situazione, della quale ne stavo or ora prendendo coscienza mi creava un certo imbarazzo e nello stesso tempo mi sentivo irrequieto. -Avevo paura -

 

La stessa paura che leggevo negli occhi del mio commilitone.

 

Nel giro di pochi secondi Ferretti mi prese con irruenza e determinazione per un braccio e prima di poter realizzare quali intenzioni potesse mai avere , mi sentii trascinare con tutta la sua forza su, per quei pochi scalini che rimanevano all’entrata nell’altana.

 

“Ferretti, rilassati per l’amor di Dio! Cosi mi spaventi oltre modo “ Dissi appena la porta si chiuse alle nostre spalle .Quel luogo cosi austero, semibuio ma anche in un certo senso familiare( almeno per noi militari che di volta in volta ci succedevamo a turno) era diventato una specie di roccaforte avvolta da un alone di misteriosa inquietudine. Ferretti dopo aver sbarrato a chiave la porta per mezzo delle due grosse spranghe normalmente quasi mai utilizzate, riprese il suo fucile in mano e in modo anomalo si rimise a fare la guardia .”Hei...ma dico, ti sei bevuto il cervello stasera?” Domandai io sempre con più inquietudine. La normale prassi dei turni imponeva obbligatoriamente il ricambio della guardia , per cui per Ferretti la cosa cominciava ad essere davvero rischiosa. Dato quindi l’ingiustificato atteggiamento dell’amico, lo intimai ad un ulteriore spiegazione con la sola forza del mio sguardo ed il ghigno del mio volto, altero e sprezzante nei confronti di costui. Ferretti volse il suo stralunato viso verso di me in un punto del locale dove la luce era più intensa e disse quasi ripetendosi , come se volesse si parlare con me, ma allo stesso tempo fosse distolto da tale conversazione da altra misteriosa volontà.” Tu non ti rendi conto di quello che è successo. Non ti rendi conto e del resto non puoi rendertene conto di chi ci sia la fuori !” Allibito da quanto concitatamente detto dall’amico , cercai di tergiversare, invitandolo semplicemente a farsi dare il cambio, e mettendogli in risalto quale sarebbe stata poi la sua punizione. Eppure si era sempre reso solerte nel cambio della guardia .”Fossi matto ad uscire la fuori!Ora poi!”

 

“ Senti adesso mi hai stufato. Urge un’impellente chiarimento tra di noi!Cos’è che  ti ha cosi assurdamente sconvolto?” Replicai con nervosismo a quel suo atteggiamento , che ormai si stava rivelando intransigente ed incomprensibile. Io stesso , appena pochi minuti prima avevo percorso il sentierino che dalla base operativa giungeva fino a li. Non avevo notato nulla di cosi strano e sconvolgente, anzi l’odore di salsedine del mare, unita all’aria salmastra proveniente dal vicinissimo lago di Paola in quella fresca nottata primaverile , rendevano il tutto assai piacevole e tranquillo.Per cui, a parte questo mio irrequieto stato d’animo che solo da pochi minuti mi si era presentato , in occasione della presa in visione e in esame delle condizioni di Ferretti , non notavo davvero nulla di allarmante o di nocivo.Tuttavia covavo dentro un certo senso di paura e di sgomento , come se qualcosa di extra sensoriale mi avesse in qualche modo contagiato. Un peso allo stomaco , un agitazione anomala mi stava pervadendo, e proprio per questo cominciavo ad assimilarmi a Ferretti.

 

“Dai Ferretti raccontami ! Non sto più nella pelle “. Cosi Ferretti pur con atteggiamento guardingo verso,....verso l’esterno, si mise a sedere sul pavimento con le gambe incrociate stile indiano Sioux

 

- Egli nutriva molta stima verso gli indiani d’America e le loro gloriose lotte - Poi , con voce leggermente tremula prese a parlare .” Vedi Matha, capisco che per te sia difficile credermi  e comprendermi, ma quelle cose che sono accadute sono veramente molto strane e...non so come spiegarlo ma credo siano pure…  sovrannaturali” Lo guardai con atteggiamento perplesso .Tuttavia cercai di stare al gioco, di dimostrarmi comprensivo e dare quindi relazione all’amico, anche perché solitamente egli non era un “qua quara qua”.

 

“Beh!...A questo punto vorrei cominciare a crederti. Se tali fatti di cui io ne ignoro totalmente l’esistenza ti hanno cosi sconvolto, è ora che tu inizi a snocciolare passo, passo, la dinamica degli eventi.”A quel punto Ferretti prese con la sua ricostruzione dei fatti. “Dunque , saranno state le 1:00 circa . Avevo piazzato il fucile nella feritoia , come al solito, e mi stavo gustando insieme al mio spinello pure il mio libro sulla storia dei Pelle rossa.Ad un certo punto , proprio nel mentre in cui stavo prendendo sonno...TA TAA.. il fatto. S’è aperta la porta e..cosi…dal nulla, una forte luce accecante è entrata dirompente nell’altana e da essa sono apparse delle figure scure senza forma e consistenza, denotando , non so perché, ma una certa aura mistica ed ignota. Poi mi sono girate intorno, e…se ne sono andate in una frazione di secondo, risucchiate vorticosamente verso l’esterno e richiudendo di nuovo la porta” Ferretti si stava piano, piano calando nella parte del narratore. Nella semioscurità dell’ambiente s’intravedevano delle piccole gocce di sudore che gli calavano dalla fronte alle gote cicciottelle, caratteristiche del suo fisico un po’, molliccio e leggermente in sovra peso. Nel parlare tendeva a deglutire con un leggero sforzo e la sua bocca adesso sempre più impastata, unita all’eccessiva sudorazione, denotava senza indugio un forte senso di paura.

 

Con me , per sfangare la notte mi ero portato un paio di Ceres, la mia birra preferita. Cosi vedendo l’amico un po’, in affanno lo invitai a bersene una. Egli in un primo momento rifiutò, ma poi data l’evidenza dei fatti non ne poté fare a meno. Bevve il contenuto dell’intera bottiglia ingurgitandola in poche sorsate. Dopo essersi pulito la bocca con la manica della giacca continuò nella sua relazione.”Come ti dicevo intorno a quell’ora ho udito dei rumori. Degli strani rumori .Non capivo. Certamente ero un po’, stordito, sia dal sonno che dallo spinello, ma credimi , ciò che ho sentito e che ho visto non era frutto della mia farneticante immaginazione. Il tutto era maledettamente reale,per questo non esco di qui finché quelle cose non se ne saranno andate.”Ancora una volta dovetti fermare Ferretti, che concitatamente continuava a muoversi nel locale temendo per sua sensazione che da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa. “ Certo, hai ragione probabilmente non ti avrebbe creduto nessuno. Del resto converrai con me che quello che tu affermi è del tutto assurdo. O no!!Ma, dico…almeno hai provato a…si insomma a sparagli?!!” E lui. “Ma sei matto. Era del tutto impossibile farlo! Forse non hai capito che la loro potenza telepatica , o che altra diavoleria sia non lo so bene, non mi ha permesso di farlo. Il fucile che pochi secondi prima tenevo in mano, mi è caduto a terra senza motivo. La cosa che ho avuto modo di carpire da queste strane cose, è che…non lo so ma.. non mi hanno dato l’impressione di essere maligne o almeno penso. Non mi hanno toccato!Mi hanno praticamente imposto di rimanere qui e di non compiere nessun tipo di azione che potesse ostacolarli. Addirittura , il loro comportamento mi è sembrato persino protettivo e…anche rassicurante.”  Io ero sempre più disorientato da tale evoluzione della sua narrazione. Con più lo ascoltavo e più una parte di me era completamente presa da quel suo modo del tutto inedito per Ferretti di esporre la questione. Era suggestivo il suo modo di raccontare . E da una parte, quella di minoranza , ero confuso ed incredulo  e pensavo davvero che il mio commilitone si fosse bevuto il cervello. “A volte il militare lo fa” Pensavo.

 

Cosi, decisi di continuare ad ascoltarlo, ma prima di tutto, sentivo qualcosa dentro di me che mi imponeva di avere alcuni ragguagli sulla cosa . Perciò, interloquendo ancora con lui gli chiesi: “Ferretti la tua storia è assurda e…perché no..anche affascinante. Ma mi spieghi allora come mai sei cosi sconvolto e restio ad uscir fuori? In fondo sulle tue ultime battute hai fatto riferimento alla probabile bonarietà di queste …non so bene come definirle, di queste cose spuntate dalla luce per intendersi. ”  E lui ancora sempre rapito dall’enfasi della sua narrazione continuò. “ Non è che non abbia provato a…si insomma ..a scappare. L’ ho fatto , di corsa mi sono precipitato giù per le scale dell’altana, con tanto di fucile spiegato all’attacco e con la ferma intenzione di giungere sino ai locali della base ma…STA TAAH!!..Una forte scarica elettrica come un fulmine insomma mi ha colpito. Eppure subito dopo mi sono rialzato in piedi credendo che il cielo fosse nuvolo e che da un momento all’altro stesse per arrivare un temporale ma…ERA SERENO LASSU! Nel cadere ho sbattuto la testa ed ho riportato queste leggere escoriazioni oltre che ad uno stato di forte malessere generale. La cosa che però ancora una volta ho sentito, di tipo extra sensoriale, è stata subito di tornarmene qui dentro. Cosi ho capito che fino a che loro, questi alieni insomma non se ne sarebbero andati da qui per me non c’era alternativa. Ecco perché non esco. Ho paura!”  “ Sconcertante Ferretti. Davvero sconcertante ma a questo punto sorge spontanea un’altra domanda : Come fai a sapere quando sarà il momento in cui potrai

 

andartene ?” Chiesi approfittando di quella sua pausa riflessiva. “LO SENTO DENTRO ME!!” Tagliò corto Ferretti.

 

“ Quindi ecco giustificato il motivo per cui tu non vuoi tornare al dormitorio” Continuai io dopo qualche secondo di silenzio sceso improvvisamente dentro l’altana e dopo quell’ultima urlata nota verbale di Ferretti.

 

“Lo so, puoi pensare che sono diventato pazzo. Quelle cose ancora non sono tornate, e forse nemmeno torneranno più, ma dentro di me sento perfettamente che loro sono la fuori e che stanno per ordire un qualcosa di epocale per noi tutti!” Riprese Ferretti ,stavolta con toni più pacati . Il suo fare guardingo dell’inizio, si stava lentamente affievolendo, come se qualcosa dentro di esso lo stesse manovrando . E non so bene come , ed in che modo, ma avevo l’impressione che attraverso lui anch’io stessi prendendo consapevolezza della cosa, e mi rendevo conto che ne noi, ne nessun altro poteva a quel punto fare qualcosa.

 

Mi accesi una sigaretta , ed una la offrii a Ferretti. L’atmosfera dentro l’altana continuava ad essere tesa. Sentivamo entrambe a questo punto che da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa.

 

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Forse alla fine non sarebbe accaduto nulla, e alla fine anche del mio turno , quando ormai il giorno avrebbe preso il posto della notte, sarebbe pur venuto qualcuno a cercarci e tutto sarebbe finito li. Magari con qualche giorno di ospedale psichiatrico per entrambe dato che la nostra scusa  più probabile non avrebbe mai potuto far breccia nella coscienza comune degli altri.

 

Poi improvvisamente a metà della mia sigaretta BOOOMMM!!! Un tremendo e terrificante boato irruppe nel silenzio pacifico di quella fresca alba di primavera.

 

Ferretti si rannicchiò a terra tutto tremolante con le mani sopra la testa a tenersi in maniera muscolare i suoi poveri capelli, dalla sua bocca un farneticante mugolio di terrore. Io incredulo rimasi in piedi come paralizzato; lo sguardo fisso ed il battito cardiaco alle stelle; ero attonito terrorizzato ed impotente . Non avevamo il coraggio di uscire, un po’, per una quasi preoccupante difficoltà a muoversi, e un po’, perché avevamo paura di quell’ignoto disastro. Mille domande mi passavano per la mente

 

 – Perché noi no .  Perché qui no . Perché la base militare di Sabaudia . Perché in Italia una cosa simile.

 

> -

 

Eravamo solo due ragazzi di vent’anni, svolgevamo il nostro compito militare con lealtà e determinazione, certi che alla fine avremmo anche noi dato  o fatto qualcosa per il nostro paese. Ma in quel momento non capivamo come mai in tempo di pace , in un paese, in fondo non belligerante come il nostro dovessero accadere certe catastrofi . Era assurdo. Certo la nostra era stata una scelta, non una forzatura, il militare da po’ che non era più obbligatorio potevamo anche non farlo. Avevo deciso , contrariamente a come aveva fatto mio padre negli anni’80, di servire il mio paese, di offrire almeno un anno della mia vita alla patria . Vedere continuamente tutti i vari reportages giornalistici e televisivi su quegli inquietanti scenari di guerra, e rendersi conto delle difficoltà di certi contesti mondiali in cui tutto ciò avveniva e avere perlomeno l’illusione che in qualche maniera solo con l’esercito il nostro paese poteva davvero fare qualcosa , mi dava carica e coraggio . Paradossalmente , a differenza di  quelli come mio padre , o anche ad altri miei coinquilini generazionali il mio presupposto era l’azione e non il lassismo. Anch’io volevo la pace, ma non mi sentivo un pacifista, poiché tale prerogativa era per me sinonimo di utopia, e si sa , le utopie generalmente rimangono tali, a meno che non si ottengano con la forza e allora …il giro del discorso ricadeva sempre lì. Come si poteva dichiararsi pacifisti, e poi comportarsi come spesso accadeva in varie manifestazioni di merito, con metodi violenti ed inauditi. Meglio esser chiari no?!

 

A mio padre e mia madre la scelta di arruolarmi volontario nell’esercito non andava giù, ma io caparbio e determinato avevo loro fornito le mie spiegazioni . Così alla fine si erano rassegnati.

 

Lo stordimento che ci aveva pervaso sino ad allora cominciava a svanire lasciando il posto alla ragione. Guardai l’orologio e mi accorsi che erano già le 7:00 del mattino ed il sole era già molto sopra i vicini monti Lepini.

 

“Dai Ferretti alzati! Ora …possiamo uscire credo”  Dissi al mio commilitone paventando quasi un ridicolo sarcasmo. “ Si Matha ! Credo si! “ Rispose lui con voce fredda e distante

 

Scendemmo le scale con  trasandatezza e terrore. Allungai lo sguardo verso la base e mi accorsi che era completamente sommersa da uno strato di nebbia giallognola e puzzolente, ed il silenzio regnava sovrano. L’odore nauseabondo fece fare una smorfia a Ferretti, che disse con garbata impotenza

 

“ O mi Dio!! Come può una cosa cosi essere vera!!”. Io lo guardai acconsentendo a quelle sue sagge parole, e mi voltai dalla parte opposta, cioè dove non c’era la base, ma campi incolti che delimitavano la pre- zona militare con tanto di cartelli riportanti: Zona militare limite invalicabile.

 

La , sorprendentemente da quanto mi aspettassi tutto sembrava normale, sullo sfondo s’intravedeva la lunga filiera di pini marini che delimitavano la carreggiata della Pontina, e poi ancora, il gigantesco deposito dell’acqua che sorgeva in quell’immensa pianura dell’Agropontino come una sorta di enorme fungo nucleare pietrificato. Sembrava tutto normale. Pareva che nessuno avesse udito o visto niente. Eppure il boato c’era stato e inoltre la base operativa dell’artiglieria di Sabaudia si estendeva per decine e decine di ettari, non era come un campo di calcio. Qualcuno, mi domandavo mentre anche il mio compagno stordito ed esausto constatava  con stupore tutto ciò,doveva pur aver notato qualcosa di anomalo, non era possibile una cosa del genere.

 

Ancora una volta ci rigirammo increduli dalla parte della base e li, si entrava in un’altra dimensione.

 

Scendemmo ancora con i nostri inutili ed impotenti fucili in mano e ci calammo nella fitta nebbia. Tossimmo per un po’, ma presto ci rendemmo conto che probabilmente non era molto tossica altrimenti avremmo dovuto già trovarci a terra agonizzanti. Avanzammo e pian , piano, con prudenza e circospezione ci addentrammo verso il fulcro della base. Subito ci rendemmo conto che il suolo, pur conservando la sua durezza di sempre, era completamente ricoperto da qualcosa di simile alla cenere. Era cenere.

 

“A questo punto dovremmo essere perlomeno nei pressi dell’infermeria !” Affermò Ferretti sbraitando le braccia nel vano tentativo di dissolvere la nebbia circostante. “ E’ si, hai ragione , dovrebbe esserci l’infermeria. Non c’è assolutamente niente , niente di niente per dio. Non c’è nulla!!” Commentai continuando a tossicchiare e a sbattere i piedi nel tentativo di capire cosa vi era rimasto.

 

“ HEII…HEI LA!! C’e nessuno!!” Gridai con quanto fiato avevo.

 

Silenzio , silenzio assoluto.

 

Continuammo alla busca  addentrandoci sempre di più nell’area della base.

 

“Alto là chi va là” mi sentii intimare alle spalle con voce terrorizzata e incazzata. Alzammo le mani entrambe , non riuscivamo a capire chi potesse essere a minacciarci in quel modo e rispondemmo in coro unanime”Siamo noi. Siamo noi metti via il fucile per carità”. Il soldato , complice la fitta nebbia, rimase titubante ma poi  abbassò l’arma e iniziò a dialogare con noi. “ Sono Croci del terzo. Ero di picchetto nell’altana numero 4 quando..ahh….E’ inutile che ve ne parli, tanto non mi credereste mai..”

 

” Continua ti prego. Ti crediamo, ti crediamo!” Lo interruppe Ferretti esortandolo anche con gesti manuali a continuare.” Beh.. si è spalancata la porta e..” “ hai visto una luce accecante  e delle strane figure non ben definite poi..” Stavolta lui interruppe me e prosegui”e poi mi sono sentito rapire la mente . Di colpo capivo perfettamente gran parte delle loro intenzioni. Ma la cosa più assurda è stata quella di rendermi conto sempre per via di questa specie di telepatia , che non potevo uscire dalla base” “  Dillo a me. Guarda cosa mi è capitato per averci solo provato. Non era possibile” Disse Ferretti finalmente scagionato da quella sua paventata pazzia. Presto ci accorgemmo che intorno a noi tre si era radunata una piccola folla di soldati che all’incirca corrispondeva al numero di altane presenti nella base. Ci rendemmo conto raccontandoci le varie vicissitudini in merito all’accaduto, che tutti , dico tutti avevamo vissuto e subito le stesse situazioni.

 

Chiunque fosse stato a compiere quello scempio , era di sicuro un ottimo stratega. In un sol colpo aveva neutralizzato tutti i posti di guardia , comprese le apparecchiature radio, della base militare. Un attacco premeditato insomma.

 

“ Comunque se è davvero cosi, per la velocità con cui si sono determinati gli eventi, poteva distruggerci tutti quanti. O no?!” Disse un brindellone del nord Italia di nome Casson. “Certo, hai ragione ma..non perdiamo di vista il fatto che qui non si tratta di una cosa normale. Che io sappia nessun nemico, ammesso che ne abbiamo, nessun esercito o tecnica scientifica è in grado di aggredire ed attaccare con la metodica della ..della telepatia. Non credo che ci sia qualcuno in questo modo in grado di controllare le menti come a noi è successo.” Replicò Giustini , un toscanaccio di Livorno militarista convinto fino alle ossa. “ E’ un disegno Divino, e noi ci siamo dentro. Qualunque entità , aliena o divina che fosse, ha voluto che noi vedessimo e ..che.. insomma ne fossimo testimoni” Aggiunse Ferretti, somigliando quasi a uno Sciamano Pelle rossa . Cosi appariva ai miei occhi soprattutto per via di quel suo modo quasi spirituale di tenere le braccia conserte e le gambe unite con il volto rivolto verso il cielo.

 

Aveva ragione Ferretti, avevano ragione tutti pensai, ma perché , perché tutto era successo. Qual’era l’esatto motivo. Continuavo a non capire e allo stesso tempo i miei pensieri erano combattuti tra il fatto di dover credere che la causa di questo disastro fosse da ricercarsi in un qualcosa di sovrannaturale, e dall’altro invece pur brancolando nel buio dei come e dei perché, cercavo di vederci dei nessi logici e al contempo plausibili dall’umana comprensione. E la cosa più impressionante dopo ovviamente tali eventi era che pur essendo passato dal momento del boato almeno un’oretta, non si vedeva la minima traccia di soccorsi, o comunque nulla faceva capire che fuori dei confini della base, ove tutto sembrava intatto e normale,vi fosse qualcuno che aveva notato o capito qualcosa .

 

 Nulla.

 

Il sole splendeva alto nel cielo dell’Agropontino, dalla fitta vegetazione mediterranea circostante si udivano i tranquilli ed eterni cinguettii delle varie creature dell’aria. Dalla parte est ,quella che passando prima dai campi incolti e rigogliosi di vegetazione rupestre, giungeva sino alla S.S Pontina,

 

si sentiva come se provenissero da un altro mondo, il frusciante e roboante rombo dei grossi Tir, che unito a qualche strombazzata di clacson e ad un altro tipo di rombo, più sibilante e rapido,quello delle auto che in quel tratto di strada andavano solitamente velocissime davano origine al traffico giornaliero che oramai da decenni scorreva indisturbato per di li.

 

 Era pazzesco , fuori tutto normale.

 

Dentro irreale.

 

“Ragazzi, nessuno ha un cellulare, o qualche ricetrasmittente dell’altana che funziona per cercare di comunicare con l’esterno e dare un segnale di allarme?!” Dissi io , rivolgendomi a tutti i commilitoni presenti. Tutti eravamo sconcertati, e chissà come, ma in quei momenti di silenzio, in cui io stesso stavo meditando sulla dinamica dell’accaduto e sui relativi perché, anche agli altri capitava la stessa identica cosa. Sembrava davvero che dopo quell’evento avessimo metabolizzato dentro di noi, pur conservando sempre il nostro individualismo tipico dell’umana razza, una sorta di coscienza comune, che senza il necessario bisogno di chiarimenti verbali faceva si che ci si intendesse al volo.

 

”Soldato Matha, io ho provato con le apparecchiature radio , diverse volte e in almeno tre altane dove queste sembravano intatte, ma …il risultato e stato che ..erano fuori uso”  Replicò al mio quesito il soldato Cuffaro, un siciliano cicciotello di media statura e dall’apparenza inconsistente, ma che tuttavia denotava un  forte temperamento e determinazione d’intenti. “ Io ho il cellulare, ma ..sono almeno due ore che provo; il risultato è stato che, non essendoci segnale, non sono riuscito a compiere nessuna telefonata. Inoltre, e questo sfortunatamente non è successo a me e basta, mi si sono scaricate le batterie”. Aggiunse Celestino un sottile calabrese dall’animo gentile, e dai modi aggraziati quasi da gay, per non dire che lo era. Era vero, le batterie dei cellulari che a parte me , in netto contrasto con tali futili diavolerie e che mai come in quel momento ebbi a pentirmene di tale mia convinzione, si erano a tutti esaurite.

 

Eravamo tagliati fuori.

 

” Io sono di Sacramento, poco distante da qui. Mi basta superare lo steccato delle recinzioni e…sono subito a casa dei miei genitori. Sperando che almeno a loro non sia successo niente!” Irruppe il timido e corpulento Baron, uno dei tanti discendenti di origine veneta trasferitisi li in seguito alla bonifica dell’Agropontino voluta da Duce circa novanta anni prima.

 

Cosi, ad unanimità delegammo Baron  accompagnato da La Mura,un pugliese dal fisico muscoloso che in caserma era ormai conosciuto con lo pseudonimo di Rambo, di contattare il mondo esterno e di dare cosi l’allarme.

 

Noi rimanemmo li, certi che prima o poi qualche indizio, qualche segnale sovrannaturale o meno, si sarebbe potuto avvertire , anche se non sapevamo nulla di nulla su cosa fare e di come fare .

 

Via , via che la luce del giorno si faceva sempre più intensa ed il sole con i suoi raggi iniziava a scaldare, anche la nebbia prendeva a dissolversi.

 

Uno strato di cenere bianca spesso circa trenta centimetri – sembrava neve –si delineò da sotto i nostri piedi, per tutta l’area della base. Fuori da questo perimetro tutto era intatto, sembrava fatto apposta. Sembra eseguito con il bisturi , non fosse altro che per la vastità dell’area su cui tutto ciò era avvenuto lasciava ben poche speranze oggettive ad uno strumento come quello.

 

Il nulla regnava sovrano.

 

Degli edifici della base, dei carri, dei mezzi, degli aerei, dei depositi, di tutto quello che fino a poco prima era in quella base, non vi era più nessuna traccia, a parte la cenere.

 

 Solo le 12 altane site lungo l’area perimetrale  e il reticolato di recinzione erano rimasti intatti.

 

All’improvviso, come dal nulla, perché il nulla vi era, apparve ad una distanza di circa cento metri dal punto in cui noi eravamo, in formazione di gigantesco monolite umano una folla di persone . Erano i nostri commilitoni, erano immobili , erano nudi di madre, lindi come se nulla li avesse toccatI. Stavano in piedi ma …dormivano, anzi qualcuno di loro, molti per la verità russavano pure.

 

Era grottesco, era assurdo, ed era un qualcosa inspiegabile . Apparentemente sembrava che stessero tutti bene e che in fondo sarebbe stato persino peccato doverli svegliare. Infatti non li svegliammo, tanto eravamo sbalorditi e confusi da quell’impressionante spettacolo. Circa mille e duecento persone racchiuse in un’inesistente quadrato di perfetta fattura , tutte appiccicate l’una con l’altra che dormivano, dormivano serenamente.

 

 “Pazzesco!!..Come …come può essere una cosa simile. Vi rendete conto ?Questi…questi dormono!Probabilmente non sanno nulla! ” Disse Moroni un altro toscano in procinto di congedo.

 

“ E’ già, non sanno nulla! Ma chi può mai aver ordito una cosa simile. Sembra veramente di stare dentro ad un film di fantascienza. E’ incredibile!”Aggiunse Boldrini. “ E’ tutto dannatamente vero ragazzi. Qui stanotte o c’è stato il divino , perché se ci fosse stato il maligno probabilmente noi adesso non saremmo qui e nemmeno loro sarebbero qui. Oppure…vista la tua sillogia con i film di fantascienza, potremmo essere stati attaccati dagli alieni  che in qualche modo ci hanno neutralizzato le armi ed i mezzi in modo da aver vita facile per una ipotetica loro  invasione” Rispose Ferretti intanto che indicava i nostri compagni addormentati.

 

Il suono delle sirene irruppe la nostra meditazione intorno al monolite umano. Presto giunsero da noi decine di mezzi di soccorso, dai Carabinieri e poliziotti, alle ambulanze della croce rossa fino ai pompieri e la guardia forestale.

 

Il primo a raggiungerci fu il Maresciallo dei Carabinieri Salvetti, un signore sulla cinquantina con pronunciato accento romanesco e con fisico asciutto e longilineo che disse con aria sbalordita e sguardo stralunato di fronte a tale scenario. “Ch’ è successo qua ?!!.” “ Beh!…è quello che ci chiediamo anche noi oramai da diverse ore. Francamente speravamo che almeno voi dall’esterno avreste potuto fornirci qualche cosa di plausibile” Dissi io con aria attonita e al tempo stesso speranzosa.” Sembrerebbe l’effetto di una bomba…di una strana bomba però!” Aggiunse l’appuntato che era con lui.

 

Intanto il resto dei soccorsi si stava mobilitando per accudire tutti i dormienti. Una decina di medici seguiti da volontari ed infermieri della croce rossa, stavano girando intorno al monolite umano toccandolo ed osservandolo in ogni possibile dettaglio per cercare di capire come agire. Il resto dei soccorsi si muoveva un po’ alla busca poiché, non c’era granché da fare ma semmai da constatare. 

 

Poi Ferretti, con il suo fare un po’ sciamano, che se non altro gli conferiva ormai un’aura spirituale, che io, ma anche chiunque gli stesse intorno avvertiva, esordì dicendo senza minimamente preoccuparsi dei suoi, ora più numerosi interlocutori. “Quello che è accaduto qui signori miei, non è un evento unico ed isolato. Bensì un fatto globale. Provate a chiederne conferma tramite i giusti canali preposti e…vedrete…è un disegno mondiale. Lo sento dentro, come fino a poco fa sentivo l’evolversi degli eventi . Coloro che hanno provocato tutto questo, sono ancora qui e comunicano, non so come, ma lo fanno attraverso me e quelli che come me sono stati testimoni del tutto.” “ Ehi soldato, rilassati, non farneticare. Che cazzo stai dicendo . Un disegno mondiale! Coloro che hanno provocato… Lo sento dentro . Ma chi pensi di esser diventato, uno stregone, un profeta o cosa?!! “ Disse il Maresciallo Salvetti con aria scettica e comprensibilmente disorientata. “ Vede Maresciallo, sono consapevole che ne lei, ne tutto il resto delle persone del soccorso che adesso sono qui, si rendano ben conto di che cosa sia successo, e soprattutto del perché  questo apparente farneticare del mio commilitone Ferretti vi possa risultare incomprensibile. Tuttavia…beh..lo vede con i suoi occhi, a cominciare da quel che resta della base dell’artiglieria, per passare con sgomento ed inquietudine a questo monolite umano, che noi tutti abbiamo ben visibile davanti ai nostri occhi! Le sembra normale?..le sembra comprensibile da un punto di vista scientifico e militare?” Aggiunsi io intervenendo in soccorso dell’amico e per evidenziare, anche se per la verità non ce ne era gran che bisogno, la gravità della situazione contestuale.

 

Di li a poco, i sanitari coadiuvati dal resto del personale di soccorso presente cominciarono con cura e prudenza a staccare i corpi addormentati dei militari facenti parte di quella massa umana. Sembrava che non si rendessero affatto conto di ciò che le era accaduto, e di ciò che al momento le stavano facendo.

 

Dopo una decina di encefalogrammi compiuti su quei militari adagiati nelle lettighe in dotazione alle rispettive ambulanze, oltre che a delle rapide conclusioni cliniche effettuate da medici presenti, il sorprendente risultato fu che…non avevano nulla. Stavano solo dormendo profondamente, come se fossero sotto un soporifero effetto di una qualche sostanza particolare.”Secondo me, anche se bisogna esser prudenti nel dire queste cose, queste persone  stanno benissimo e godono di ottima salute. In ogni modo mi riservo un ulteriore diagnosi più dettagliata quando saranno trasferiti in clinica e saranno tenuti sotto attenta osservazione. Compresi voi quindici che apparentemente ne siete rimasti illesi chiaro!!”Esordì il Dottor Paoletti del policlinico di Latina.

 

Il Maresciallo Salvetti si era da qualche minuto appartato con dei colleghi suoi e degli altri corpi d’armata e il loro confabulare non prometteva nulla di buono.

 

 Di colpo anch’io, dentro di me sentivo una strana sensazione, una strana forza sovrannaturale che mi diceva pari , pari, quello che pochi minuti prima aveva detto Ferretti nel suo ultimo intervento.

 

“  Signori. Signori..Per cortesia, potete fare un attimo di silenzio . Il motivo per cui vi chiedo questo è perché …ci sono stati altri casi come questo , moltissimi per la verità , in tutta Italia, e…si insomma, sembrerebbe anche in tutto il mondo . Sono state spazzate via di colpo tutte le basi, le postazioni, le unità navali e quant’altro di tutte le forze armate mondiali. Non esistono più gli eserciti, o almeno non esistono più i loro armamenti!” Disse il Maresciallo Salvetti  ergendosi da sopra il cofano del fuoristrada in dotazione alla guardia forestale.

 

Lo diceva nella consapevolezza del fatto che in fondo non era proprio il suo compito dover dare certe notizie a gruppi di gente come quella alla quale aveva appena parlato. Lo aveva fatto dopo essersi consultato con gli altri ufficiali compreso il procuratore capo che nel frattempo era sin li giunto, ma principalmente era stato l’istinto a farglielo annunciare. Di fronte a tale straordinaria situazione  il suo animo umano aveva finito per prevalere rispetto alla prassi imposta dal protocollo militare ed investigativo.

 

Salvetti  era ora sconvolto e al contempo consapevole almeno quanto noi quindici testimoni primordiali lo eravamo all’inizio. Si rendeva conto anche lui e conseguentemente anche tutti i suoi colleghi che le parole di Ferretti non erano una sconclusionata profezia, bensì la mera realtà delle cose.

 

Un silenzio irreale si calò su l’intera area militare.

 

Quel giorno, il 13 Aprile del 2023 era accaduta una cosa straordinaria in tutto il mondo. Di proporzioni bibliche.

 

Tutto ciò che aveva attinenza con le forze armate di ogni angolo del pianeta erano stato polverizzato, lasciando intatte con le stesse metodiche della base di Sabaudia le vite di tutti i militari, cioè del personale umano.

 

Io , Ferretti, Boldrini ed altri militari che adesso si erano finalmente svegliati – un’altra trentina della nostra ex base- fummo ricoverati al policlinico Gemelli di Roma sotto osservazione .

 

 Oltre alle più disparate analisi a cui ci sottoposero , giungeva da noi  di tutto un po’;dagli scienziati di ogni ordine e grado, ai giornalisti, al personale giudiziario, che assiduamente ci sottoponeva a lunghi interrogatori.

 

Le notizie in quei giorni si ricorrevano all’impazzata, con collegamenti da tutto il mondo , con approfondimenti che andavano dal campo scientifico, politico, fino a quello che al momento teneva più banco, quello religioso.

 

 La religione , quella di qualsiasi fede era messa alle corde. Di fronte ad un evento del genere era si facile cavalcare l’onda lunga di tutto ciò, ma contemporaneamente era anche molto pericoloso strumentalizzare su tale argomentazione. Si era scaturita una sorta di crisi esistenziale e spirituale dell’intera coscienza collettiva mondiale. Tutti più o meno scartavano l’ipotesi aliena, ma l’altra inevitabilmente ricadeva su quella mistica, che solo con la religione era possibile affrontare. Su un nuovo messaggio del divino, stavolta di proporzioni mondiali, un po’ come accadde al tempo del diluvio universale insomma . L a cosa quindi non lasciava adito a dubbi : Dio non voleva più in alcun modo che si continuasse con la proliferazione militare. Il segnale era sin troppo evidente; il linguaggio messianico di questo accadimento era evidente..

 

E noi.

 

Noi , insieme ad altre centinaia di migliaia di ex militari di tutti i paesi del mondo eravamo divenuti dei nuovi apostoli, ma non di una religione piuttosto che un’altra, non di un dogma piuttosto che un altro, ma di un'unica ed incontrastabile nuova forza celeste divina e provvidente, che attraverso noi, come già aveva fatto nei suoi momenti iniziali, parlava con l’umanità.

 

 Eravamo divenuti la voce di essa e i custodi della pace nel mondo.

 

Nei tempi avvenire in molti , si provarono a ricostruire basi ed armamenti, portandoli persino nello spazio nella speranza che almeno lassù non ci fossero problemi, ma niente era più possibile costruire o architettare per una funzione militare. Dopo pochi giorni dal loro completamento di colpo venivano polverizzate.

 

Nuovi orizzonti si aprivano adesso all’occhio delle nuove generazioni.

 

Le guerre, almeno quelle di profilo militare non sarebbero più potute scoppiare.

 

Alla fine anche il mio senso del dovere di stampo militaresco si era dissolto, lasciando spazio ad una nuova stagione, e l’inno musicale del mondo era diventato una vecchia canzone di un certo Jhon Lennon , che io neanche sapevo esistesse e molto cara al mio zio paterno Mario che oramai andava per la novantina . Il titolo di detta canzone era:  “ IMAGE. “

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