FOLLIA - Racconto NOire - di Valter Ceccherini - 2011

25.09.2012 07:35

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FOLLIA

RACCONTO NOIRE

 

 

 

Non riuscivo a capire a che punto fossi.

La mia vita e la mia strada mi avevano portato fin là .

Ma il bello stava per cominciare! *

 

*Giovanni era un ricco e losco commerciante orafo di Arezzo, le sue fortune a detta di

molti e da evidenti fattori conclamati pieni di luci ed ombre, le aveva costruite da solo ma

con dubbio modo di agire rispetto ai parametri di normalità .

Egli, conoscendo la mia storia ed il mio vivere oltre alle scaltre capacità di cui ero dotato

dimostrava nei miei confronti un certo feeling , quasi come se tra me e lui ci fossero delle

complicità inespresse ma palesi.

Era di venerdì quando mandò un suo emissario per invitarmi nella sua dimora sita nelle

campagne fuori città.

Un luogo incantato sule belle e verdi colline aretine. Una stupenda colonica ristrutturata di tutto punto , con piscina, parco giardino e dotata delle migliori tecnologie energetiche ed altro che si potesse immaginare. Un luogo da sogno.

Prendevo i soldi, incasinavo la gente perbene pensando prima o poi di restituire il mal

tolto senza colpo ferire e... certo che in seguito avrei potuto restituire tutto a tutti prima che

questi se ne potessero accorgere .

 

Nella lettera consegnatami mi si invitava ad un party after hour's in occasione del suo

cinquantesimo compleanno.

Sinceramente pur conoscendolo da vecchia data, era un mio ex compaesano emigrato ad Arezzo, non mi sarei mai aspettato un simile invito e tanta considerazione. Ne ero lusingato.

Giovanni, dopo le sue performance's lavorative e la sua sempre più brillante carriera di

uomo d'affari si era trasferito nel capoluogo di provincia , senza mai dimenticare però le

sue vecchie radici paesane.

La mia vita sino ad allora era stata molto incasinata: carriera lavorativa compromessa da

una marachella messa in atto con la moglie del mio ex datore di lavoro; conseguente divorzio da mia moglie; piccole truffe nel campo assicurativo prima, e sulla vendita dei contratti con fonti

rinnovabili poi, utilizzo di fondi regionali attraverso società cooperative fittizzie ecc..

Prendevo i soldi e incasinavo la gente perbene pensando prima o poi di restituire il mal

tolto senza colpo ferire e... certo che in seguito avrei potuto restituire tutto a tutti prima che

questi se ne potessero accorgere, ingannavo la mia coscienza . Evidentemente, avevo peccato di presunzione oltre che di moralità... volevo fare il signore ai danni della collettività, ero un stronzo totale. Un vero malandrino che si era assicurato pure la compiacenza di alcuni politici locali, che a loro volta utilizzavano le mia immoralità per fini loro, con l'obiettivo preciso di ottenere risultato e gloria senza tuttavia mettere in discussione il loro operato . Roba da vecchi volponi insomma.

Poi, come se ciò non fosse bastato, appena dopo il divorzio, mi ero dato alla pazza gioia sputtanandomi lo sputtanabile: donne, motociclette di grossa cilindrata - le adoravo -

viaggi e...ciliegina sulla torta delle beffe, mi ero fatto beccare dalle forze dell'ordine in

casa di alcuni trans in quel di Firenze mentre era in atto un festino a base di coca e sesso libero. Il tutto sempre allo scopo di mettere in moto un meccanismo di perversione e feste a luci rosse per noti, ma insospettabili uomini d'affari e politici importanti della zona in cui vivevo, ovvero tra il verde Casentino e la realtà cittadina di Arezzo .

Il mondo della politica, unito a quello dell'imprenditoria era pieno di intrighi, intrallazzi raccomandazioni e piaceri. Occorrevano sempre persone intermediarie. Era quanto mai utile e necessario che queste figure, come il sottoscritto si adoperassero per essi che a loro volta ingrassando il portafogli si ingraziavano le masse popolari, facendo credere che alla maggior parte delle persone che lo facevano per il bene comune. Ai tipi come me però servivano delle coperture, ovvero dei ruoli ben mirati in ambito lavorativo e sistemico. Mi ero assicurato la benemerenza di molti ed ero entrato a far parte di una rete lavorativa fatta di servizi in genere attraverso un sistema di cooperative ed associazioni ONLUS .

Gestivo, insieme ad altri ben otto realtà imprenditoriali e tutte operanti nel pubblico. Stroncavamo di solito la concorrenza sul nascere, o, laddove vi fossero state delle precedenti gestioni, ci adoperavamo in maniera tale che queste venissero estromesse per poi subentrare noi al loro posto. La torta e la posta in gioco doveva essere nostra ed in cambio oltre ai soldi, permettevamo ai politici di potere di campare di rendita per mezzo dei molti voti provenienti dalle nostre maestranze e che sistematicamente da essi stessi erano raccomandati.

Il tutto però si giocava sul filo di lana , nulla era scontato e...il passo falso era sempre in agguato. Bisognava essere svegli e perspicaci nel capire e nel carpire le varie mosse della politica in genere e della stampa che spesso e volentieri rappresentava l'unico vero scoglio da superare o abbattere.

Nel momento in cui si diventava oggetto di critica o di controversie varie , si veniva subito redarguiti e... ciò che il giorno prima era la manna caduta dal cielo, si trasformava in ghiaccio lungo la schiena.

Il sistema, se voleva sapeva benissimo come agire per farti male e a me, questo era capitato , dapprima attraverso qualche critica mediatica e susseguentemente dal sabotaggio palese ma non dimostrabile in quel di Firenze.*

 

*Ne avevo fatte di cose intriganti e peccaminose; il bello poi, era che le avevo perpetrate

tutte ...o quasi, dopo i trentacinque, praticamente da dopo il penoso e rocambolesco tracollo matrimoniale.

I miei dicevano che ero impazzito e che non avevo più il controllo delle mie azioni...forse avevano ragione, ma io, nonostante tutto ero rapito da quella nuova condizione di vita e non potevo farne a meno. Chissà forse il rancore, la rabbia, l'incertezza di cosa mai avrei potuto fare di questa mia nuova vita tutta in salita.

Avevo di sicuro voltato pagina, ma il testo di questa era incomprensibile ed io nella presunzione di saperlo decifrare ne ero succube e allo sbaraglio totale.

Insomma, in quell'invito mi si accese una "lampadina",capii che che il ricco amico commerciante voleva darmi una possibilità di svolta autentica. Tante volte infatti ci eravamo incontrati al bar del nostro piccolo paese casentinese o a cene tra amici e lui, non aveva mai perso occasione per elogiare i miei pregi caratteriali ed artistico culturali, oltre che di intraprendente figuro del circo dirigenziale e politico casentinese ed aretino. Giovanni insomma, non riusciva a comprendere le stupide ragioni che mi avevano ridotto cosi. Gli sembrava impossibile che una persona accorta come me, avesse potuto tracollare per colpa di quattro stronzi trans . Arrivando a sospettare, come del resto pure io avevo immaginato, che tale conseguenza, fosse stata determinata ad arte da chi non voleva più la mia persona intorno a se, tant'è che i giochetti precedentemente da me organizzati, avevano potuto portarli avanti comunque attraverso la sostituzione di me con quella di altri intraprendenti giovinazzi dell'ultima ora.

 

Avevo di sicuro voltato pagina, ma il testo di questa era incomprensibile ed io nella presunzione di saperlo decifrare ne ero succube e allo sbaraglio totale.

 

Nei primi anni della mia carriera lavorativa, forte di diploma specifico, ero stato un ottimo designer orafo e un ottimo procacciatore d'affari nelle varie aziende di settore per le quali avevo lavorato.

Mi ero sempre distinto tra molti per le mie indubbie capacità a relazionarmi con la società

moderna e per la vitalità che dimostravo in compagnia di amici e non:. Facevo sempre il

simpaticone con la battuta pronta e ne sapevo in genere una più del Diavolo.

In seguito, attraverso vari canali legati al mondo dell'associazionismo e le infinite conoscenze di personaggi politici di spicco nella vallata casentinese, avevo deciso di uscire dalla realtà orafa per mettermi in proprio divenendo in breve tempo una pedina fondamentale del sistema di potere costituito. Ero affidabile, sapevo muovermi bene e.. soprattutto avevano un sacco di idee formidabili da mettere in atto. Ero abile a trovare finanziamenti pubblici e a sfruttare con molta non chalance le vite e le condizioni altrui, ovvero delle persone diversamente abili o indigenti che , attraverso la mia rete lavorativa avevano potuto collocarsi lavorativamente .

Sostanzialmente, dell'ideale politico vero e proprio non ce ne fregava nulla di nulla, miravamo soltanto al nostro interesse fregandocene della morale e del bene comune.

Le nostre idee poi, su come dovessero andare le cose nel mondo, erano senza dubbio identiche: ci piaceva l'intrallazzo i quattrini e la bella vita. In privato ci eravamo confidati usualmente su certe nostre teorie normalmente considerate dal viver civile ai limiti della moralità .

Ci pensai un pò prima di confermare la mia adesione al party. Mi domandai infatti che

cosa avrei dovuto fare per lui dal momento che in tale invito si faceva espressamente

riferimento ad un mio possibile incarico lavorativo all'interno del suo buisness group.

Era palese che in cambio egli avrebbe voluto che facessi esattamente tutto ciò che lui si

sarebbe aspettato e che, obbligatoriamente avrei dovuto adempiere : il gioco sporco dell'intrallazzo, facendo buon viso a cattivo gioco sostanzialmente.

Al suo party in villa c’erano tante belle ragazze disponibili.

Mi apprestai a sedere su un piccolo divanetto di vimini ,accanto a Ramona, una di esse,

che con fare voluttuoso non mi fece neanche chiacchierare, imbrigliandomi di colpo tra le

sue fauci inibitorie.

Chiusi gli occhi e mi gettai fu bellissimo *

 

 

*Ramona, ben istruita in materia di seduzione, si dimostrò particolarmente eccitante per la

mia libido.

Di colpo ne ero ipnotizzato, la ragazza come un guerriero Ninja mi stava completante

sottomettendo al suo volere. Qualsiasi iniziativa tentasi di mettere in atto mi saltava di

nuovo addosso insaziabile più che mai. Nonostante fossi ben piazzato fisicamente mi

trovavo incastrato nell’avvolgente ed esile telaietto del divano, in un corpo a corpo sexi e

micidiale.

L’episodio fu devastante per i miei sentimenti. In lei, scorgevo qualcosa di più che una

semplice e ben pagata prestazione. Sentivo emozione e libido anche da parte sua.

Insomma, ero convinto che in fondo, anche lei fosse attratta da me, oltre che io da lei.

Dopo la scopata appena consumata, ci avvinghiammo voluttuosi in una serie di coccole e delizie sessuali che a parer mio, mai avrebbero potuto sussistere senza amore, di botto tutto mi pareva dolce e realistico.

Era scoppiata la scintilla . Mi ero innamorato!

Ammaliato da questa condizione e senza neanche aver dato molta relazione all'amico

Giovanni che mi aveva gentilmente invitato, se non per i convenevoli strettamente

formali al mio arrivo in villa, una sensazione nuova e piena di sentimento stava nascendo

dentro di me.

Quel rapporto estemporaneo con quella ragazza straniera mi aveva trasmesso qualcosa di

più che una semplice prestazione fisica, sentivo che dovevo reagire a quella situazione.

Ma come?

 

L’episodio fu devastante per i miei sentimenti. In lei, scorgevo qualcosa di più che una semplice e ben pagata prestazione. Sentivo emozione e libido anche da parte sua.

 

Cosi, mi resi conto che dovevo dirgli qualcosa in merito, dovevo svuotare il mio cuore infranto da anni, avevo bisogno di amare e di essere amato e coccolato, volevo una donna donna per capirsi . Anche se la percezione avuta nella passione con la quale la ragazza aveva dimostrato nel fare l’amore con me, non poteva automaticamente essere sinonimo di autenticità; qualcosa mi diceva che c'era del vero e che, in ogni caso il tutto si delineava con una spiccata positività, sentivo i miei sentimenti sprigionare delle vibrazioni nel mio inconscio ed il mio spirito ribelle ed inerte non si stava rivelando più tale.

Appurato ciò però, i quarant'anni che portavo sulle spalle mi indicavano precauzione nel

mostrarmi troppo e precocemente attratto da lei, giocare con i sentimenti generando ipotetici legami,era cosa pericolosa.

Ero timoroso che nell’avergli parlato dei miei sentimenti per lei, tutto sarebbe

andato in fumo o che fosse venuto a galla un plausibile malinteso.

Cosi, rapito dal sentimento sempre più incalzante e da una strana sensazione di irrazionalità dell'agire, mi decisi ad aprire le porte dell’amore e parlargli con schiettezza, come mi si addiceva di fare.

Avrei potuto stare ancora un po’ al gioco del suo “mestiere”, avrei potuto soprassedere e

dirglielo in altro momento, ma il mio cuore di bullo, lasciò presto il posto a quello sognate del

ragazzo per bene ed innamorato e fu allora, che glielo dissi :

<> Lei mi guardò, sorrise, e mi baciò sulla bocca, poi prendendomi per mano mi portò a fare un giro nei meandri del grande giardino. Ci sedemmo sul cordolo di una aiuola e mi disse con molta eleganza: << Sai cosa sono io vero? >>

A quella disarmante ma prevedibile affermazione, mi dissi: "O bere o affogare!"

Lei era bellissima, era più alta di me, aveva un fisico da foto modella, con un bel seno

rotondeggiante e un fondo schiena da paura.

Il suo viso era dolce, sensuale e sprigionava un aura di positività e grazia.

In quel posto, ci ero capitato come amico del padrone, ma un pò forse anche come poco di buono, per cui anche io, se pur in modo diverso, non ero migliore di lei.

Pensai che forse al di la che lei fosse o meno una puttana d'alto borgo, i sentimenti che con essa e per essa provavo, erano autentici, e che forse questa poteva davvero essere una persona per cui avrebbe valso la pena considerare in modo serio e dare quindi una calmata ai miei bollenti spiriti. Pensai che con essa avrei potuto rifarmi una nuova vita , fare di lei una compagna ideale e condividere cosi amore e passioni. C'era tuttavia alcuni aspetti contrastanti e di possibile intralcio ad un rapporto con questa: la provinciale e bigotta realtà paesana in cui io abitavo e ...il resto della mia famiglia in genere.

Portare Ramona nel bar, avrebbe significato motivo di pettegolezzo. Era innegabile che

una come lei scatenasse strane fantasie pisco /deduttive a Partina. Provocazione e seduzione erano le sue doti più apparenti.

La gente in genere ed in particolare i molti amici che avevo erano fatti cosi: alcuni aperti mentalmente e altri piuttosto bigotti. Al momento era meglio soprassedere.

Valutai bene la cosa e decisi che forse l'unica persona alla quale avrei potuto confidare la

mia situazione, era soltanto Rocco, il mio migliore amico. Anche lui infatti quella sera era

presente alla festa di Giovanni. Insieme avevamo condiviso diversi intrallazzi lavorativi e l'amico aretino conosceva bene le nostre performance's.

Di lui potevo fidarmi, eravamo amici da vecchia data, mi aveva fatto da testimone di nozze e insieme, sia in ridente gioventù, che in seguito, ne avevamo passate e fatte delle belle, a volte anche ai limiti della legalità. Le nostre vite, perfino quelle sentimentali si erano mosse quasi in parallelo, egli si era lasciato con la compagna appena qualche mese prima di me ed anche lui con un figlio sulle spalle. A differenza mia, lui aveva una sua piccola azienda artigiana e traballante e che tuttavia , riusciva con salti mortali a tenere in vita grazie spesso a...lavoretti di altra natura per conto dei quali traeva buon profitto.

Fino ad allora, non avrei potuto certo immaginare che potesse accadermi una

concatenazione di cose e di eventi del genere: provare sentimento e passione per una

puttana e per giunta albanese.

Roba da matti!

 

*Avevo sempre chiuso le porte a certi tipi di relazione ed in particolare con donne

straniere, la mia esuberanza ideologica non me lo permetteva.

Generalmente, nonostante fossi un carattere solare, riuscivo sempre ad inserire elementi di

freddezza e di maschilismo viscerale, blindando bene i miei sentimenti e distinguendoli

perciò, tra attrazione fisica fine a se stessa, e possibili attrazioni fatali, tanto più se avute

con quelle che il mio ideale sociale riteneva fosse roba da scartare - come nel caso

specifico -

Le donne,da qualche tempo ormai, mi servivano come materia oggetto, e non certo come

fonte di relazione o di innamoramento. Ramona però mi aveva preso il cuore . Era ora di voltare pagina .

Quella sera, mi resi conto di aver superato i quaranta anni e che non potevo più continuare a fare l'adolescente tutta la vita. Dovevo darmela un opportunità.

Continuavo ormai da un pezzo a espletare lavori saltuari o poco soddisfacenti e non sempre, ma a volte, tendevo a gravare sulle spalle dei miei anziani genitori, stanchi di vedermi in tale condizione.

Stavo sempre al bar Lumaca a far bisboccia, sbeffeggiando di quando in quando la realtà circostante con la mia potente Kawasaki.

Losca o meno, e anche se fattami con certa persuasione, dato l'incontro sconvolgente con

Ramona del quale dover rendere grazie a Giovanni, mi resi conto che dovevo aderire a

quella proposta di lavoro.

 

Stavo sempre al bar Lumaca a far bisboccia, sbeffeggiando di quando in quando con la

mia potente Kawasaki.

 

Qualcosa mi faceva sperare in bene.

D'improvviso eccoti Rocco, alto snello con un bel viso e lo strabismo di venere.

Era l'84 quando lo conobbi, avevamo sedici anni. Nonostante fosse di Bibbiena, utilizzava il suo tempo libero con noi del gruppo di Partina e spesso consumava le sue cene in casa mia. La nostra era un amicizia fraterna. Avevo deciso di metterlo al corrente della mia nuova situazione sentimentale e cosi cercai di prendere la palla al balzo.

Mi accorsi di fatti, che il fascino di Ramona aveva colpito anche lui .

<< Thusen, noto che stasera ti sei ripreso dalla depressione mostrata in questi ultimi

periodi! >> Disse Rocco all'amico con una pacca sulla spalla << Si, direi proprio di si,

Ramona mi ha preso l'anima >> Aggiunsi con un sorriso sornione , indicando soddisfatto

con lo sguardo malizioso la ragazza ancora seduta sul divanetto.

Una cosa era certa, lentamente mi pareva di rivedere la luce. La passata vicissitudine del divorzio con Francesca, aveva dilaniato i miei sentimenti:

" Le donne? … sostanzialmente insopportabili!"

Ramona forse era diversa. Cosi, lasciai Rocco e la ragazza seduti nel comodo divano nella capiente sala, soprassedendo a poi la confidenza privata su quell'ammaliante venere albanese che avevo in serbo per l'amico.

Pensando di far cosa gradita,mi defilai per andare a prendere dello champagne. Dovevo

festeggiare e cogliere l'occasione giusta per rivelare all'amico la mia nuova relazione.

Al mio ritorno, la bottiglia che avevo tra le mani scivolò, e un misto di rabbia delusione e

panico mi assalirono all'improvviso.

Rocco e Ramona erano avvinghiati l'uno all'altra, e stavano pomiciando intensamente, come se io non esistessi più *

 

*Era bastato qualche attimo per smentire tutto ciò che il mio corpo e la mia anima avevano

percepito per Ramona.

Non potevo incolpare Rocco dell'accaduto, tanta era la nostra amicizia e inoltre, egli ancora non poteva sapere nulla. Era ovvia la cosa, il buon vecchio amico , non aveva fatto altro che scambiare la ragazza per ciò che realmente era: una puttana.

Al frantumarsi del vetro della bottiglia, i due sussultarono e si girarono verso di me, come a cercare di capire che intenzioni avessi e perfino di chiedersi il perché di tale mia sorpresa.

Lei mi guardò con quel sorriso da puttana, ora davvero vedevo in lei una vera puttana professionista.

Preso dal panico le dissi : << Sei davvero una puttana da poco! >> Rocco rimase sconcertato da quella mia affermazione decisa e...anche senza dirsi nulla, tale era la nostra intesa, iniziò anch'esso sconvolto a capire la mia delusione.

Rocco conoscendomi bene, aveva intuito tutto su ciò che poteva essere accaduto in precedenza tra me e Ramona e su ciò che stavo provando ed avevo provato per lei. Era visibilmente dispiaciuto e al contempo sbigottito da quel mio comportamento dell'ultima ora.

Con il fatto che da Giovanni ci fossero certe signorine, non immaginava di potermi offendere a quel modo, tante volte eravamo stati complici in situazioni simili. Quella sera però, oltre ad essere accecato da un rancore profondo per la puttana, avevo bevuto più del solito e mi ero fatto di coca.

Sputavo “fuoco” come un drago incazzato; mi andò via il lume dagli occhi e persi la ragione.

Presi Ramona per il collo con forza brutale. Rocco allibito cercò di dividerci, ma nessuno dei due riuscì a contrastare la mia ira, la mia forza brutale rinforzata da una scarica eccezionale di adrenalina allo stato puro.

Ramona cadde esanime. Sudavo freddo. Rocco mi saltò addosso staccandomi le mie mani dal collo della ragazza riversa a terra sul pavimento, cianotica e senza respiro .

Negli altri locali, e soprattutto nel giardino della villa, la festa continuava in tutta tranquillità con musica lata e generale status di ebbrezza su tutti i presenti nessuno escluso.

Nulla si era udito o visto; si era creata un atmosfera surreale attorno a noi tre.

<< Thusen, che cazzo hai fatto?!!...l'hai ammazzata ! >> Disse Rocco disperato.

Mi ritrovai disteso a terra anche io, tra le braccia del mio migliore amico che continuava a stringermi avvinghiandomi a se stesso con una presa tale da non potermi liberare in alcun modo.

<< Dici che che è morta?...adesso provo a rianimarla . >> Risposi confuso, poi con agitata disperazione e gesti inconsulti caddi nella disperazione totale. Cosi, dopo che l'amico mi ebbe liberato, presi a farle la respirazione bocca bocca , ma...nulla ! La ragazza non si rianimava, giaceva riversa a terra come un panno, un vero strazio .

Il suo viso era divenuto bianco cereo e la stretta mortale delle mie mani si stava ormai evidenziando sotto forma di echimosi intorno al quel sinuoso e sensuale collo che fino a poco prima avevo baciato e adorato.

La ragazza era morta. Nulla più era possibile rimediare . FOTO 5

 

Sputavo “fuoco” come un drago incazzato; mi andò via il lume dagli occhi.

Presi Ramona per il collo con forza brutale.

 

Rocco atterrito dall'evento, non riusciva bene a prenderne contezza, cosi pensò alla mia malaugurata sorte, forse dovuta anche, se pur involontariamente, a quel suo comportamento libertino avuto proprio con la ragazza e approfittando proprio della mia momentanea assenza. Sentiva dei sensi di colpa dai quali non riusciva a liberarsi, troppo era il maltolto che mi aveva fatto e dal quale si sentiva gravato di responsabilità.

Eravamo entrambe sconvolti: io per l'omicidio appena perpetrato, e lui per averne (anche

se involontariamente) scatenato la causa .

Un attimo, un gesto irrazionale dettato dalle pessime condizioni mentali alterate dalle

sostanze psicotrope e alcoliche che in particolare io, avevo assunto.

Un evento questo, che avrebbe segnato per sempre la mia vita in maniera irreversibile:

avevo ucciso un'albanese, una puttana, ma soprattutto, avevo ucciso un essere umano.

Solo quella sera iniziai a capire seriamente la vera essenza dell'umana comprensione e di

cosa, è realmente, un essere umano.

Solo per tale causa mi rendevo conto che a fronte di un atto del genere, le differenze di

razza, colore cittadinanza o ceto sociale non contavano niente a confronto di quella vita

spezzata oltre che della mia irrimediabile e sciagurata sorte accadutami.

Non chiamammo nessuno *

 

*Rocco con una complicità di sguardi allusivi verso di me, pensò, che forse non avrebbe

mai potuto pulirmi la coscienza, ma di certo avrebbe potuto aiutarmi a passarla liscia - o

perlomeno valeva la pena provarci - dal momento che la ragazza era di sicuro

clandestina, non fosse altro che per il mestiere che faceva e la nazionalità da cui

proveniva.

Era probabile che nessuno, compreso Giovanni l'avrebbe ricercata.

Adottando le dovute precauzioni, nonché delle valide scusanti tese a far finta di non saperne

nulla, avrei potuto farla franca. Ella infatti poteva benissimo essersela data a gambe da

quel luogo o aver trovato qualcuno disposto a portarsela via con se. Del resto, era anche quello che poco prima avevo pensato io.

Utilizzammo la porta di servizio che dava sul retro della villa e facemmo sparire il cadavere.

Esaltato da quella nuova possibilità escogitata, tutta la mia ipocrita presunzione di essere

socialmente degno di rispetto a fronte di certa gentaglia come Ramona e simili, ritornò

d'impeto a congelare la mia coscienza e a farneticare irrazionalmente, incrementando

ancora di più le mie pessime condizioni mentali, ingurgitando con foga assassina wisky e

coca a più non posso.

Completamente impazzito e scioccato, versai la maggior parte del contenuto della bottiglia di whisky, sul corpo della ragazza, e...con inumana concezione accesi una sigaretta gettando il cerino su quel corpo che prima avevo posseduto, dandogli fuoco.

Con l'aiuto di Rocco, buttammo quel cadavere carbonizzato ed ancora fumante nella

grande e capiente caldaia a biomassa che Giovanni aveva fatto istallare per scaldare la

piscina e per l'intero edificato comprendente la sua villa e alcune depandances circoscritte

intorno ad essa.

Pensammo con lucidità criminale che di sicuro nessuno avrebbe potuto immaginare tale

misfatto.

Completamente impazzito e scioccato, versai la maggior parte del contenuto della bottiglia di whisky, sul corpo della ragazza, e...con inumana concezione accesi una sigaretta gettando il cerino su quel corpo che prima avevo posseduto, dandogli fuoco.

 

Avevamo avuto la fortuna di aver messo in atto un delitto perfetto e ...anche se ancora

bisognosi di ripulire bene l'intero percorso teatro dell'evento, le probabilità di riuscita

erano discrete. Con ulteriori ed oculate accortezze dovevamo far sparire tutte le eventuali

tracce lasciate: dal giardino al capanno della caldaia.

Accecati dall'incoscienza totale e senza una minima possibilità di riflessione coordinata ed ordinata, eravamo sicuri che cosi facendo, di problemi non ne avremmo avuti e l'amico Giovanni

certamente non avrebbe chiesto più di tanto sulla ragazza scomparsa. Magari , avrebbe voluto sapere come si era comportata e probabilmente se la prestazione da questa effettuata fosse stata all'altezza delle mie necessità, ma...nulla di più, in fondo anche per lui ella era soltanto merce .

Era una puttanella albanese portata in Italia clandestinamente con i gommoni dei disperati

e magari anche con la forza.

 

Nessuno dei suoi magnacci o chi per lei l'avrebbe ricercata, troppo alto era il rischio di scoprirsi e di essere incastrati per schiavismo o simili .

Sarebbe stata l'ennesima ragazza sfruttata e scomparsa nel mare della clandestinità. Una donna oggetto che come tale nessuno avrebbe preso in considerazione e...forse nessuno avrebbe ricordato di aver visto, toccato o....amato *

 

*Dopo essere entrambe tornati a ritroso sul percorso del delitto, io e Rocco girammo per

un ultima volta lo sguardo verso il braciere della potente caldaia che nel frattempo aveva

completamente incenerito ogni possibile pezzetto o scoria di quel giovane corpo .

Ramona, ci dicemmo tra di noi, è stato soltanto il frutto di un immaginazione comune, un

sogno avuto insieme. Ella da quel momento non era mai esistita sulla faccia della terra.

Erano le dieci del mattino, quando in preda ad un forte mal di testa , aprii gli occhi

guardandomi intorno e capendo che mi trovavo nel divano della sala di casa di Rocco.

Egli, appena più sobrio di me, mi aveva portato a casa sua e li mi aveva fatto dormire. Il

torpore della botta alcolica e altro, mi aveva coadiuvato il sonno, quasi senza che me ne

rendessi conto.

D'improvviso il rimorso ed il ricordo della sera precedente s'impossessarono della mia

anima.

 

Era una puttanella albanese portata in Italia clandestinamente con i gommoni dei disperati

e magari anche con la forza.

 

Il fuoco della disperazione bruciava adesso dentro di me. Ero un altra persona, un assassino, un mostro autore di un delitto efferato degno delle migliori trame trhiller di tutti i tempi.

Il fatto inconsueto poi era che mi era piombato addosso cosi, all'improvviso e senza premeditazione; una atto compiuto estemporaneamente in un allucinante giorno di follia.

Ripensai però a quanto concepito e messo in atto con il mio complice di ventura Rocco e alle ottime probabilità che il tutto potesse davvero andare per il meglio e...."Vaffanculo" pensai, " La vita continua ed io posso ancora continuare a viverla".

Adesso ero un assassino perfetto e tutte le vicissitudini più o meno discutibili della mia vita a confronto con ciò erano nulla. Nel mio corpo da quel momento scorreva sangue freddo e...mi resi conto di essere pronto a tutto.

"Forse era proprio questo che Giovanni voleva da me? "

Lo pensai alcuni giorni dopo , quando un conoscente comune che avevo con l'amico commerciante, mi disse della relazione compromettente che questo aveva avuto con una certa puttanella albanese e che sua moglie aveva scoperto grazie ad un filmato realizzato ad arte per lei da un detectiv privato.

Chissà che il mandante indiretto dell'omicidio non fosse stata proprio la moglie di Giovanni, che convincendo il marito ad invitare due tipetti cosi stupidi e cerca guai come me e Rocco aveva realizzato alla perfezione il suo piano di gelosa moglie a tutela dei propri interessi.

Se cosi fosse stato la cosa era riuscita perfettamente e neppure Giovanni a quel punto se lo sarebbe immaginato . Per parte nostra inoltre nulla avremmo potuto fare avverso tale complotto, eravamo stati incastrati perfettamente alla donna e relativo piano delittuoso per cui l'unica nostra consolazione e opportunità al tempo stesso che ci rimaneva era quella di tacere e comportarsi in conseguenza con quanto avevamo escogitato insieme a Rocco.

Dopo un paio di settimane, Giovanni, fortemente consigliato dalla moglie, ci offrì, sia a

me che a Rocco, la possibilità di gestire una sua azienda orafa a Santo domingo, con un

corrispettivo in denaro degno delle nostre più rosee aspettative.

Fu li, che ci trasferimmo io e Rocco e la nostra vita era finalmente e radicalmente

cambiata sul serio*

 

Adesso ero un assassino perfetto e tutte le vicissitudini più o meno discutibili della mia

vita a confronto con ciò erano nulla. Nel mio corpo da quel momento scorreva sangue

freddo e...mi resi conto di essere pronto a tutto *

 

FINE

 

 

La storia che avete letto è totalmente inventata ed ogni riferimento a persone, luoghi o cose è puramente casuale e frutto di fantasia.

 

Valter C eccherini

 

Opera noire del 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FOLLIA

RACCONTO NOIRE

 

Non riuscivo a capire a che punto fossi.

La mia vita e la mia strada mi avevano portato fin là .

Ma il bello stava per cominciare! *

 

*Giovanni era un ricco e losco commerciante orafo di Arezzo, le sue fortune a detta di

molti e da evidenti fattori conclamati pieni di luci ed ombre, le aveva costruite da solo ma

con dubbio modo di agire rispetto ai parametri di normalità .

Egli, conoscendo la mia storia ed il mio vivere oltre alle scaltre capacità di cui ero dotato

dimostrava nei miei confronti un certo feeling , quasi come se tra me e lui ci fossero delle

complicità inespresse ma palesi.

Era di venerdì quando mandò un suo emissario per invitarmi nella sua dimora sita nelle

campagne fuori città.

Un luogo incantato sule belle e verdi colline aretine. Una stupenda colonica ristrutturata di tutto punto , con piscina, parco giardino e dotata delle migliori tecnologie energetiche ed altro che si potesse immaginare. Un luogo da sogno.

Prendevo i soldi, incasinavo la gente perbene pensando prima o poi di restituire il mal

tolto senza colpo ferire e... certo che in seguito avrei potuto restituire tutto a tutti prima che

questi se ne potessero accorgere .

 

Nella lettera consegnatami mi si invitava ad un party after hour's in occasione del suo

cinquantesimo compleanno.

Sinceramente pur conoscendolo da vecchia data, era un mio ex compaesano emigrato ad Arezzo, non mi sarei mai aspettato un simile invito e tanta considerazione. Ne ero lusingato.

Giovanni, dopo le sue performance's lavorative e la sua sempre più brillante carriera di

uomo d'affari si era trasferito nel capoluogo di provincia , senza mai dimenticare però le

sue vecchie radici paesane.

La mia vita sino ad allora era stata molto incasinata: carriera lavorativa compromessa da

una marachella messa in atto con la moglie del mio ex datore di lavoro; conseguente divorzio da mia moglie; piccole truffe nel campo assicurativo prima, e sulla vendita dei contratti con fonti

rinnovabili poi, utilizzo di fondi regionali attraverso società cooperative fittizzie ecc..

Prendevo i soldi e incasinavo la gente perbene pensando prima o poi di restituire il mal

tolto senza colpo ferire e... certo che in seguito avrei potuto restituire tutto a tutti prima che

questi se ne potessero accorgere, ingannavo la mia coscienza . Evidentemente, avevo peccato di presunzione oltre che di moralità... volevo fare il signore ai danni della collettività, ero un stronzo totale. Un vero malandrino che si era assicurato pure la compiacenza di alcuni politici locali, che a loro volta utilizzavano le mia immoralità per fini loro, con l'obiettivo preciso di ottenere risultato e gloria senza tuttavia mettere in discussione il loro operato . Roba da vecchi volponi insomma.

Poi, come se ciò non fosse bastato, appena dopo il divorzio, mi ero dato alla pazza gioia sputtanandomi lo sputtanabile: donne, motociclette di grossa cilindrata - le adoravo -

viaggi e...ciliegina sulla torta delle beffe, mi ero fatto beccare dalle forze dell'ordine in

casa di alcuni trans in quel di Firenze mentre era in atto un festino a base di coca e sesso libero. Il tutto sempre allo scopo di mettere in moto un meccanismo di perversione e feste a luci rosse per noti, ma insospettabili uomini d'affari e politici importanti della zona in cui vivevo, ovvero tra il verde Casentino e la realtà cittadina di Arezzo .

Il mondo della politica, unito a quello dell'imprenditoria era pieno di intrighi, intrallazzi raccomandazioni e piaceri. Occorrevano sempre persone intermediarie. Era quanto mai utile e necessario che queste figure, come il sottoscritto si adoperassero per essi che a loro volta ingrassando il portafogli si ingraziavano le masse popolari, facendo credere che alla maggior parte delle persone che lo facevano per il bene comune. Ai tipi come me però servivano delle coperture, ovvero dei ruoli ben mirati in ambito lavorativo e sistemico. Mi ero assicurato la benemerenza di molti ed ero entrato a far parte di una rete lavorativa fatta di servizi in genere attraverso un sistema di cooperative ed associazioni ONLUS .

Gestivo, insieme ad altri ben otto realtà imprenditoriali e tutte operanti nel pubblico. Stroncavamo di solito la concorrenza sul nascere, o, laddove vi fossero state delle precedenti gestioni, ci adoperavamo in maniera tale che queste venissero estromesse per poi subentrare noi al loro posto. La torta e la posta in gioco doveva essere nostra ed in cambio oltre ai soldi, permettevamo ai politici di potere di campare di rendita per mezzo dei molti voti provenienti dalle nostre maestranze e che sistematicamente da essi stessi erano raccomandati.

Il tutto però si giocava sul filo di lana , nulla era scontato e...il passo falso era sempre in agguato. Bisognava essere svegli e perspicaci nel capire e nel carpire le varie mosse della politica in genere e della stampa che spesso e volentieri rappresentava l'unico vero scoglio da superare o abbattere.

Nel momento in cui si diventava oggetto di critica o di controversie varie , si veniva subito redarguiti e... ciò che il giorno prima era la manna caduta dal cielo, si trasformava in ghiaccio lungo la schiena.

Il sistema, se voleva sapeva benissimo come agire per farti male e a me, questo era capitato , dapprima attraverso qualche critica mediatica e susseguentemente dal sabotaggio palese ma non dimostrabile in quel di Firenze.*

 

*Ne avevo fatte di cose intriganti e peccaminose; il bello poi, era che le avevo perpetrate

tutte ...o quasi, dopo i trentacinque, praticamente da dopo il penoso e rocambolesco tracollo matrimoniale.

I miei dicevano che ero impazzito e che non avevo più il controllo delle mie azioni...forse avevano ragione, ma io, nonostante tutto ero rapito da quella nuova condizione di vita e non potevo farne a meno. Chissà forse il rancore, la rabbia, l'incertezza di cosa mai avrei potuto fare di questa mia nuova vita tutta in salita.

Avevo di sicuro voltato pagina, ma il testo di questa era incomprensibile ed io nella presunzione di saperlo decifrare ne ero succube e allo sbaraglio totale.

Insomma, in quell'invito mi si accese una "lampadina",capii che che il ricco amico commerciante voleva darmi una possibilità di svolta autentica. Tante volte infatti ci eravamo incontrati al bar del nostro piccolo paese casentinese o a cene tra amici e lui, non aveva mai perso occasione per elogiare i miei pregi caratteriali ed artistico culturali, oltre che di intraprendente figuro del circo dirigenziale e politico casentinese ed aretino. Giovanni insomma, non riusciva a comprendere le stupide ragioni che mi avevano ridotto cosi. Gli sembrava impossibile che una persona accorta come me, avesse potuto tracollare per colpa di quattro stronzi trans . Arrivando a sospettare, come del resto pure io avevo immaginato, che tale conseguenza, fosse stata determinata ad arte da chi non voleva più la mia persona intorno a se, tant'è che i giochetti precedentemente da me organizzati, avevano potuto portarli avanti comunque attraverso la sostituzione di me con quella di altri intraprendenti giovinazzi dell'ultima ora.

 

Avevo di sicuro voltato pagina, ma il testo di questa era incomprensibile ed io nella presunzione di saperlo decifrare ne ero succube e allo sbaraglio totale.

 

Nei primi anni della mia carriera lavorativa, forte di diploma specifico, ero stato un ottimo designer orafo e un ottimo procacciatore d'affari nelle varie aziende di settore per le quali avevo lavorato.

Mi ero sempre distinto tra molti per le mie indubbie capacità a relazionarmi con la società

moderna e per la vitalità che dimostravo in compagnia di amici e non:. Facevo sempre il

simpaticone con la battuta pronta e ne sapevo in genere una più del Diavolo.

In seguito, attraverso vari canali legati al mondo dell'associazionismo e le infinite conoscenze di personaggi politici di spicco nella vallata casentinese, avevo deciso di uscire dalla realtà orafa per mettermi in proprio divenendo in breve tempo una pedina fondamentale del sistema di potere costituito. Ero affidabile, sapevo muovermi bene e.. soprattutto avevano un sacco di idee formidabili da mettere in atto. Ero abile a trovare finanziamenti pubblici e a sfruttare con molta non chalance le vite e le condizioni altrui, ovvero delle persone diversamente abili o indigenti che , attraverso la mia rete lavorativa avevano potuto collocarsi lavorativamente .

Sostanzialmente, dell'ideale politico vero e proprio non ce ne fregava nulla di nulla, miravamo soltanto al nostro interesse fregandocene della morale e del bene comune.

Le nostre idee poi, su come dovessero andare le cose nel mondo, erano senza dubbio identiche: ci piaceva l'intrallazzo i quattrini e la bella vita. In privato ci eravamo confidati usualmente su certe nostre teorie normalmente considerate dal viver civile ai limiti della moralità .

Ci pensai un pò prima di confermare la mia adesione al party. Mi domandai infatti che

cosa avrei dovuto fare per lui dal momento che in tale invito si faceva espressamente

riferimento ad un mio possibile incarico lavorativo all'interno del suo buisness group.

Era palese che in cambio egli avrebbe voluto che facessi esattamente tutto ciò che lui si

sarebbe aspettato e che, obbligatoriamente avrei dovuto adempiere : il gioco sporco dell'intrallazzo, facendo buon viso a cattivo gioco sostanzialmente.

Al suo party in villa c’erano tante belle ragazze disponibili.

Mi apprestai a sedere su un piccolo divanetto di vimini ,accanto a Ramona, una di esse,

che con fare voluttuoso non mi fece neanche chiacchierare, imbrigliandomi di colpo tra le

sue fauci inibitorie.

Chiusi gli occhi e mi gettai fu bellissimo *

 

 

*Ramona, ben istruita in materia di seduzione, si dimostrò particolarmente eccitante per la

mia libido.

Di colpo ne ero ipnotizzato, la ragazza come un guerriero Ninja mi stava completante

sottomettendo al suo volere. Qualsiasi iniziativa tentasi di mettere in atto mi saltava di

nuovo addosso insaziabile più che mai. Nonostante fossi ben piazzato fisicamente mi

trovavo incastrato nell’avvolgente ed esile telaietto del divano, in un corpo a corpo sexi e

micidiale.

L’episodio fu devastante per i miei sentimenti. In lei, scorgevo qualcosa di più che una

semplice e ben pagata prestazione. Sentivo emozione e libido anche da parte sua.

Insomma, ero convinto che in fondo, anche lei fosse attratta da me, oltre che io da lei.

Dopo la scopata appena consumata, ci avvinghiammo voluttuosi in una serie di coccole e delizie sessuali che a parer mio, mai avrebbero potuto sussistere senza amore, di botto tutto mi pareva dolce e realistico.

Era scoppiata la scintilla . Mi ero innamorato!

Ammaliato da questa condizione e senza neanche aver dato molta relazione all'amico

Giovanni che mi aveva gentilmente invitato, se non per i convenevoli strettamente

formali al mio arrivo in villa, una sensazione nuova e piena di sentimento stava nascendo

dentro di me.

Quel rapporto estemporaneo con quella ragazza straniera mi aveva trasmesso qualcosa di

più che una semplice prestazione fisica, sentivo che dovevo reagire a quella situazione.

Ma come?

 

L’episodio fu devastante per i miei sentimenti. In lei, scorgevo qualcosa di più che una semplice e ben pagata prestazione. Sentivo emozione e libido anche da parte sua.

 

Cosi, mi resi conto che dovevo dirgli qualcosa in merito, dovevo svuotare il mio cuore infranto da anni, avevo bisogno di amare e di essere amato e coccolato, volevo una donna donna per capirsi . Anche se la percezione avuta nella passione con la quale la ragazza aveva dimostrato nel fare l’amore con me, non poteva automaticamente essere sinonimo di autenticità; qualcosa mi diceva che c'era del vero e che, in ogni caso il tutto si delineava con una spiccata positività, sentivo i miei sentimenti sprigionare delle vibrazioni nel mio inconscio ed il mio spirito ribelle ed inerte non si stava rivelando più tale.

Appurato ciò però, i quarant'anni che portavo sulle spalle mi indicavano precauzione nel

mostrarmi troppo e precocemente attratto da lei, giocare con i sentimenti generando ipotetici legami,era cosa pericolosa.

Ero timoroso che nell’avergli parlato dei miei sentimenti per lei, tutto sarebbe

andato in fumo o che fosse venuto a galla un plausibile malinteso.

Cosi, rapito dal sentimento sempre più incalzante e da una strana sensazione di irrazionalità dell'agire, mi decisi ad aprire le porte dell’amore e parlargli con schiettezza, come mi si addiceva di fare.

Avrei potuto stare ancora un po’ al gioco del suo “mestiere”, avrei potuto soprassedere e

dirglielo in altro momento, ma il mio cuore di bullo, lasciò presto il posto a quello sognate del

ragazzo per bene ed innamorato e fu allora, che glielo dissi :

<> Lei mi guardò, sorrise, e mi baciò sulla bocca, poi prendendomi per mano mi portò a fare un giro nei meandri del grande giardino. Ci sedemmo sul cordolo di una aiuola e mi disse con molta eleganza: << Sai cosa sono io vero? >>

A quella disarmante ma prevedibile affermazione, mi dissi: "O bere o affogare!"

Lei era bellissima, era più alta di me, aveva un fisico da foto modella, con un bel seno

rotondeggiante e un fondo schiena da paura.

Il suo viso era dolce, sensuale e sprigionava un aura di positività e grazia.

In quel posto, ci ero capitato come amico del padrone, ma un pò forse anche come poco di buono, per cui anche io, se pur in modo diverso, non ero migliore di lei.

Pensai che forse al di la che lei fosse o meno una puttana d'alto borgo, i sentimenti che con essa e per essa provavo, erano autentici, e che forse questa poteva davvero essere una persona per cui avrebbe valso la pena considerare in modo serio e dare quindi una calmata ai miei bollenti spiriti. Pensai che con essa avrei potuto rifarmi una nuova vita , fare di lei una compagna ideale e condividere cosi amore e passioni. C'era tuttavia alcuni aspetti contrastanti e di possibile intralcio ad un rapporto con questa: la provinciale e bigotta realtà paesana in cui io abitavo e ...il resto della mia famiglia in genere.

Portare Ramona nel bar, avrebbe significato motivo di pettegolezzo. Era innegabile che

una come lei scatenasse strane fantasie pisco /deduttive a Partina. Provocazione e seduzione erano le sue doti più apparenti.

La gente in genere ed in particolare i molti amici che avevo erano fatti cosi: alcuni aperti mentalmente e altri piuttosto bigotti. Al momento era meglio soprassedere.

Valutai bene la cosa e decisi che forse l'unica persona alla quale avrei potuto confidare la

mia situazione, era soltanto Rocco, il mio migliore amico. Anche lui infatti quella sera era

presente alla festa di Giovanni. Insieme avevamo condiviso diversi intrallazzi lavorativi e l'amico aretino conosceva bene le nostre performance's.

Di lui potevo fidarmi, eravamo amici da vecchia data, mi aveva fatto da testimone di nozze e insieme, sia in ridente gioventù, che in seguito, ne avevamo passate e fatte delle belle, a volte anche ai limiti della legalità. Le nostre vite, perfino quelle sentimentali si erano mosse quasi in parallelo, egli si era lasciato con la compagna appena qualche mese prima di me ed anche lui con un figlio sulle spalle. A differenza mia, lui aveva una sua piccola azienda artigiana e traballante e che tuttavia , riusciva con salti mortali a tenere in vita grazie spesso a...lavoretti di altra natura per conto dei quali traeva buon profitto.

Fino ad allora, non avrei potuto certo immaginare che potesse accadermi una

concatenazione di cose e di eventi del genere: provare sentimento e passione per una

puttana e per giunta albanese.

Roba da matti!

 

*Avevo sempre chiuso le porte a certi tipi di relazione ed in particolare con donne

straniere, la mia esuberanza ideologica non me lo permetteva.

Generalmente, nonostante fossi un carattere solare, riuscivo sempre ad inserire elementi di

freddezza e di maschilismo viscerale, blindando bene i miei sentimenti e distinguendoli

perciò, tra attrazione fisica fine a se stessa, e possibili attrazioni fatali, tanto più se avute

con quelle che il mio ideale sociale riteneva fosse roba da scartare - come nel caso

specifico -

Le donne,da qualche tempo ormai, mi servivano come materia oggetto, e non certo come

fonte di relazione o di innamoramento. Ramona però mi aveva preso il cuore . Era ora di voltare pagina .

Quella sera, mi resi conto di aver superato i quaranta anni e che non potevo più continuare a fare l'adolescente tutta la vita. Dovevo darmela un opportunità.

Continuavo ormai da un pezzo a espletare lavori saltuari o poco soddisfacenti e non sempre, ma a volte, tendevo a gravare sulle spalle dei miei anziani genitori, stanchi di vedermi in tale condizione.

Stavo sempre al bar Lumaca a far bisboccia, sbeffeggiando di quando in quando la realtà circostante con la mia potente Kawasaki.

Losca o meno, e anche se fattami con certa persuasione, dato l'incontro sconvolgente con

Ramona del quale dover rendere grazie a Giovanni, mi resi conto che dovevo aderire a

quella proposta di lavoro. FOTO 4

 

Stavo sempre al bar Lumaca a far bisboccia, sbeffeggiando di quando in quando con la

mia potente Kawasaki.

 

Qualcosa mi faceva sperare in bene.

D'improvviso eccoti Rocco, alto snello con un bel viso e lo strabismo di venere.

Era l'84 quando lo conobbi, avevamo sedici anni. Nonostante fosse di Bibbiena, utilizzava il suo tempo libero con noi del gruppo di Partina e spesso consumava le sue cene in casa mia. La nostra era un amicizia fraterna. Avevo deciso di metterlo al corrente della mia nuova situazione sentimentale e cosi cercai di prendere la palla al balzo.

Mi accorsi di fatti, che il fascino di Ramona aveva colpito anche lui .

<< Thusen, noto che stasera ti sei ripreso dalla depressione mostrata in questi ultimi

periodi! >> Disse Rocco all'amico con una pacca sulla spalla << Si, direi proprio di si,

Ramona mi ha preso l'anima >> Aggiunsi con un sorriso sornione , indicando soddisfatto

con lo sguardo malizioso la ragazza ancora seduta sul divanetto.

Una cosa era certa, lentamente mi pareva di rivedere la luce. La passata vicissitudine del divorzio con Francesca, aveva dilaniato i miei sentimenti:

" Le donne? … sostanzialmente insopportabili!"

Ramona forse era diversa. Cosi, lasciai Rocco e la ragazza seduti nel comodo divano nella capiente sala, soprassedendo a poi la confidenza privata su quell'ammaliante venere albanese che avevo in serbo per l'amico.

Pensando di far cosa gradita,mi defilai per andare a prendere dello champagne. Dovevo

festeggiare e cogliere l'occasione giusta per rivelare all'amico la mia nuova relazione.

Al mio ritorno, la bottiglia che avevo tra le mani scivolò, e un misto di rabbia delusione e

panico mi assalirono all'improvviso.

Rocco e Ramona erano avvinghiati l'uno all'altra, e stavano pomiciando intensamente, come se io non esistessi più *

 

*Era bastato qualche attimo per smentire tutto ciò che il mio corpo e la mia anima avevano

percepito per Ramona.

Non potevo incolpare Rocco dell'accaduto, tanta era la nostra amicizia e inoltre, egli ancora non poteva sapere nulla. Era ovvia la cosa, il buon vecchio amico , non aveva fatto altro che scambiare la ragazza per ciò che realmente era: una puttana.

Al frantumarsi del vetro della bottiglia, i due sussultarono e si girarono verso di me, come a cercare di capire che intenzioni avessi e perfino di chiedersi il perché di tale mia sorpresa.

Lei mi guardò con quel sorriso da puttana, ora davvero vedevo in lei una vera puttana professionista.

Preso dal panico le dissi : << Sei davvero una puttana da poco! >> Rocco rimase sconcertato da quella mia affermazione decisa e...anche senza dirsi nulla, tale era la nostra intesa, iniziò anch'esso sconvolto a capire la mia delusione.

Rocco conoscendomi bene, aveva intuito tutto su ciò che poteva essere accaduto in precedenza tra me e Ramona e su ciò che stavo provando ed avevo provato per lei. Era visibilmente dispiaciuto e al contempo sbigottito da quel mio comportamento dell'ultima ora.

Con il fatto che da Giovanni ci fossero certe signorine, non immaginava di potermi offendere a quel modo, tante volte eravamo stati complici in situazioni simili. Quella sera però, oltre ad essere accecato da un rancore profondo per la puttana, avevo bevuto più del solito e mi ero fatto di coca.

Sputavo “fuoco” come un drago incazzato; mi andò via il lume dagli occhi e persi la ragione.

Presi Ramona per il collo con forza brutale. Rocco allibito cercò di dividerci, ma nessuno dei due riuscì a contrastare la mia ira, la mia forza brutale rinforzata da una scarica eccezionale di adrenalina allo stato puro.

Ramona cadde esanime. Sudavo freddo. Rocco mi saltò addosso staccandomi le mie mani dal collo della ragazza riversa a terra sul pavimento, cianotica e senza respiro .

Negli altri locali, e soprattutto nel giardino della villa, la festa continuava in tutta tranquillità con musica lata e generale status di ebbrezza su tutti i presenti nessuno escluso.

Nulla si era udito o visto; si era creata un atmosfera surreale attorno a noi tre.

<< Thusen, che cazzo hai fatto?!!...l'hai ammazzata ! >> Disse Rocco disperato.

Mi ritrovai disteso a terra anche io, tra le braccia del mio migliore amico che continuava a stringermi avvinghiandomi a se stesso con una presa tale da non potermi liberare in alcun modo.

<< Dici che che è morta?...adesso provo a rianimarla . >> Risposi confuso, poi con agitata disperazione e gesti inconsulti caddi nella disperazione totale. Cosi, dopo che l'amico mi ebbe liberato, presi a farle la respirazione bocca bocca , ma...nulla ! La ragazza non si rianimava, giaceva riversa a terra come un panno, un vero strazio .

Il suo viso era divenuto bianco cereo e la stretta mortale delle mie mani si stava ormai evidenziando sotto forma di echimosi intorno al quel sinuoso e sensuale collo che fino a poco prima avevo baciato e adorato.

La ragazza era morta. Nulla più era possibile rimediare . FOTO 5

 

Sputavo “fuoco” come un drago incazzato; mi andò via il lume dagli occhi.

Presi Ramona per il collo con forza brutale.

 

Rocco atterrito dall'evento, non riusciva bene a prenderne contezza, cosi pensò alla mia malaugurata sorte, forse dovuta anche, se pur involontariamente, a quel suo comportamento libertino avuto proprio con la ragazza e approfittando proprio della mia momentanea assenza. Sentiva dei sensi di colpa dai quali non riusciva a liberarsi, troppo era il maltolto che mi aveva fatto e dal quale si sentiva gravato di responsabilità.

Eravamo entrambe sconvolti: io per l'omicidio appena perpetrato, e lui per averne (anche

se involontariamente) scatenato la causa .

Un attimo, un gesto irrazionale dettato dalle pessime condizioni mentali alterate dalle

sostanze psicotrope e alcoliche che in particolare io, avevo assunto.

Un evento questo, che avrebbe segnato per sempre la mia vita in maniera irreversibile:

avevo ucciso un'albanese, una puttana, ma soprattutto, avevo ucciso un essere umano.

Solo quella sera iniziai a capire seriamente la vera essenza dell'umana comprensione e di

cosa, è realmente, un essere umano.

Solo per tale causa mi rendevo conto che a fronte di un atto del genere, le differenze di

razza, colore cittadinanza o ceto sociale non contavano niente a confronto di quella vita

spezzata oltre che della mia irrimediabile e sciagurata sorte accadutami.

Non chiamammo nessuno *

 

*Rocco con una complicità di sguardi allusivi verso di me, pensò, che forse non avrebbe

mai potuto pulirmi la coscienza, ma di certo avrebbe potuto aiutarmi a passarla liscia - o

perlomeno valeva la pena provarci - dal momento che la ragazza era di sicuro

clandestina, non fosse altro che per il mestiere che faceva e la nazionalità da cui

proveniva.

Era probabile che nessuno, compreso Giovanni l'avrebbe ricercata.

Adottando le dovute precauzioni, nonché delle valide scusanti tese a far finta di non saperne

nulla, avrei potuto farla franca. Ella infatti poteva benissimo essersela data a gambe da

quel luogo o aver trovato qualcuno disposto a portarsela via con se. Del resto, era anche quello che poco prima avevo pensato io.

Utilizzammo la porta di servizio che dava sul retro della villa e facemmo sparire il cadavere.

Esaltato da quella nuova possibilità escogitata, tutta la mia ipocrita presunzione di essere

socialmente degno di rispetto a fronte di certa gentaglia come Ramona e simili, ritornò

d'impeto a congelare la mia coscienza e a farneticare irrazionalmente, incrementando

ancora di più le mie pessime condizioni mentali, ingurgitando con foga assassina wisky e

coca a più non posso.

Completamente impazzito e scioccato, versai la maggior parte del contenuto della bottiglia di whisky, sul corpo della ragazza, e...con inumana concezione accesi una sigaretta gettando il cerino su quel corpo che prima avevo posseduto, dandogli fuoco.

Con l'aiuto di Rocco, buttammo quel cadavere carbonizzato ed ancora fumante nella

grande e capiente caldaia a biomassa che Giovanni aveva fatto istallare per scaldare la

piscina e per l'intero edificato comprendente la sua villa e alcune depandances circoscritte

intorno ad essa.

Pensammo con lucidità criminale che di sicuro nessuno avrebbe potuto immaginare tale

misfatto.

Completamente impazzito e scioccato, versai la maggior parte del contenuto della bottiglia di whisky, sul corpo della ragazza, e...con inumana concezione accesi una sigaretta gettando il cerino su quel corpo che prima avevo posseduto, dandogli fuoco.

 

Avevamo avuto la fortuna di aver messo in atto un delitto perfetto e ...anche se ancora

bisognosi di ripulire bene l'intero percorso teatro dell'evento, le probabilità di riuscita

erano discrete. Con ulteriori ed oculate accortezze dovevamo far sparire tutte le eventuali

tracce lasciate: dal giardino al capanno della caldaia.

Accecati dall'incoscienza totale e senza una minima possibilità di riflessione coordinata ed ordinata, eravamo sicuri che cosi facendo, di problemi non ne avremmo avuti e l'amico Giovanni

certamente non avrebbe chiesto più di tanto sulla ragazza scomparsa. Magari , avrebbe voluto sapere come si era comportata e probabilmente se la prestazione da questa effettuata fosse stata all'altezza delle mie necessità, ma...nulla di più, in fondo anche per lui ella era soltanto merce .

Era una puttanella albanese portata in Italia clandestinamente con i gommoni dei disperati

e magari anche con la forza.

 

Nessuno dei suoi magnacci o chi per lei l'avrebbe ricercata, troppo alto era il rischio di scoprirsi e di essere incastrati per schiavismo o simili .

Sarebbe stata l'ennesima ragazza sfruttata e scomparsa nel mare della clandestinità. Una donna oggetto che come tale nessuno avrebbe preso in considerazione e...forse nessuno avrebbe ricordato di aver visto, toccato o....amato *

 

*Dopo essere entrambe tornati a ritroso sul percorso del delitto, io e Rocco girammo per

un ultima volta lo sguardo verso il braciere della potente caldaia che nel frattempo aveva

completamente incenerito ogni possibile pezzetto o scoria di quel giovane corpo .

Ramona, ci dicemmo tra di noi, è stato soltanto il frutto di un immaginazione comune, un

sogno avuto insieme. Ella da quel momento non era mai esistita sulla faccia della terra.

Erano le dieci del mattino, quando in preda ad un forte mal di testa , aprii gli occhi

guardandomi intorno e capendo che mi trovavo nel divano della sala di casa di Rocco.

Egli, appena più sobrio di me, mi aveva portato a casa sua e li mi aveva fatto dormire. Il

torpore della botta alcolica e altro, mi aveva coadiuvato il sonno, quasi senza che me ne

rendessi conto.

D'improvviso il rimorso ed il ricordo della sera precedente s'impossessarono della mia

anima. FOTO 7

 

Era una puttanella albanese portata in Italia clandestinamente con i gommoni dei disperati

e magari anche con la forza.

 

Il fuoco della disperazione bruciava adesso dentro di me. Ero un altra persona, un assassino, un mostro autore di un delitto efferato degno delle migliori trame trhiller di tutti i tempi.

Il fatto inconsueto poi era che mi era piombato addosso cosi, all'improvviso e senza premeditazione; una atto compiuto estemporaneamente in un allucinante giorno di follia.

Ripensai però a quanto concepito e messo in atto con il mio complice di ventura Rocco e alle ottime probabilità che il tutto potesse davvero andare per il meglio e...."Vaffanculo" pensai, " La vita continua ed io posso ancora continuare a viverla".

Adesso ero un assassino perfetto e tutte le vicissitudini più o meno discutibili della mia vita a confronto con ciò erano nulla. Nel mio corpo da quel momento scorreva sangue freddo e...mi resi conto di essere pronto a tutto.

"Forse era proprio questo che Giovanni voleva da me? "

Lo pensai alcuni giorni dopo , quando un conoscente comune che avevo con l'amico commerciante, mi disse della relazione compromettente che questo aveva avuto con una certa puttanella albanese e che sua moglie aveva scoperto grazie ad un filmato realizzato ad arte per lei da un detectiv privato.

Chissà che il mandante indiretto dell'omicidio non fosse stata proprio la moglie di Giovanni, che convincendo il marito ad invitare due tipetti cosi stupidi e cerca guai come me e Rocco aveva realizzato alla perfezione il suo piano di gelosa moglie a tutela dei propri interessi.

Se cosi fosse stato la cosa era riuscita perfettamente e neppure Giovanni a quel punto se lo sarebbe immaginato . Per parte nostra inoltre nulla avremmo potuto fare avverso tale complotto, eravamo stati incastrati perfettamente alla donna e relativo piano delittuoso per cui l'unica nostra consolazione e opportunità al tempo stesso che ci rimaneva era quella di tacere e comportarsi in conseguenza con quanto avevamo escogitato insieme a Rocco.

Dopo un paio di settimane, Giovanni, fortemente consigliato dalla moglie, ci offrì, sia a

me che a Rocco, la possibilità di gestire una sua azienda orafa a Santo domingo, con un

corrispettivo in denaro degno delle nostre più rosee aspettative.

Fu li, che ci trasferimmo io e Rocco e la nostra vita era finalmente e radicalmente

cambiata sul serio*

 

Adesso ero un assassino perfetto e tutte le vicissitudini più o meno discutibili della mia

vita a confronto con ciò erano nulla. Nel mio corpo da quel momento scorreva sangue

freddo e...mi resi conto di essere pronto a tutto *

 

FINE

 

 

La storia che avete letto è totalmente inventata ed ogni riferimento a persone, luoghi o cose è puramente casuale e frutto di fantasia.

 

Valter C eccherini

 

Opera noire del 2011

 

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